Il Sudtirolo diventa un po' più civile
La provincia accetta le proprie responsabilità nei confronti dei profughi
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Bolzano, 3.8.2000

Meglio tardi che mai. Lunedì 31 luglio scorso la Giunta Provinciale di Bolzano ha approvato l'atteso piano per i profughi. Nello scorso autunno il Consiglio Provinciale (anche dopo molti appelli dell'Associazione per i Popoli Minacciati - Sudtirolo, come pure della Caritas e dell'OEW), aveva sollecitato la Provincia a farsi carico del problema dei profughi. La Giunta aveva quattro mesi di tempo per presentare un piano complessivo in materia di assistenza ai profughi. Finalmente, anche se con qualche mese di ritardo, il piano è pronto. Ci appelliamo ora alle autorità competenti, affinché l'assistenza ai profughi sia rapidamente attuata. Tanti uomini in fuga ne hanno bisogno. Subito.

Nei mesi scorsi l'Alto Adige è divenuto terra di transito per i profughi. Anche i passeurs di clandestini battono la via della nostra Provincia. È intollerabile ed ingiustificabile il fatto che una Provincia ricca come la nostra non abbia ancora dato ai profughi un ricovero. Il Comune di Bolzano non ha alcun sostegno dalla Provincia; dei profughi approdati a Bolzano s'occupano i Padri di Gries, la Caritas e l'Associazione "Volontarius". Senza l'aiuto del volontariato i profughi sarebbero stati lasciati a se stessi. Ma anche la Caritas e le altre organizzazioni d'assistenza si trovano sole, quando cercano di aiutare il prossimo.

Da un decennio l'Alto Adige si confronta con l'emergenza profughi. Nel 1990, in quattro e quattr'otto, duecento Albanesi furono alloggiati dallo Stato in una caserma di Monguelfo, ed assistiti dalle autorità statali, in collaborazione con la Provincia e le organizzazioni del volontariato.

La Provincia Autonoma di Bolzano non ha competenze per quanto riguarda la concessione dell'asilo e l'accoglienza dei profughi, se non per quanto riguarda l'assistenza sociale dei profughi che lo Stato trasferisce nel territorio provinciale. Sebbene in Alto Adige, terra di confine, giungano ogni anno migliaia di profughi, non vi si trova ancora oggi nessuna struttura che offra loro almeno una consulenza ed un ricovero provvisorio. La Provincia ha tuttavia dimostrato in tutti i casi di essere in grado di fornire un prezioso contributo sia dal punto di vista dell'assistenza, che da quello dell'integrazione dei profughi. In Alto Adige vivono e lavorano oggi centinaia di ex-profughi che grazie alle regolarizzazioni "a posteriori" hanno potuto ottenere un permesso di soggiorno ed un permesso di lavoro.

La Provincia, in virtù del suo dovizioso bilancio, può fare qualcosa di più in favore dei perseguitati politici, dei richiedenti asilo, e dei profughi in genere. Anche se non dispone al riguardo della competenza primaria, col suo piano per i profughi la Provincia ha la possibilità di creare ricovero disponibile in permanenza per le persone richiedenti l'asilo. Un Alto Adige solidale s'impegna per l'eliminazione delle cause che determinano la fuga dei profughi, come anche per l'accoglienza dei perseguitati politici e dei profughi di guerra.

Nell'ultima campagna elettorale il presidente Durnwalder ha sottolineato il dovere morale della Provincia di aiutare chi fugge dalla guerra o da altre catastrofi. Secondo Durnwalder, il Sudtirolo non può essere indifferente alla sorte dei perseguitati - anche dei perseguitati per motivi etnici -. I Sudtirolesi sono stati profughi, i Sudtirolesi hanno reso profughe delle persone (gli Ebrei di Merano), in Alto Adige hanno trovato una nuova patria i profughi istriani, come oggi la trovano i Curdi, i Bosniaci, i Kosovari.

Con l'approvazione del piano per i profughi, la Giunta Provinciale ha ora posto le condizioni per poter aiutare uomini e donne in fuga.

In modo civile.
 

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