La Commissione per i diritti umani dell'ONU si riunisce su Timor Est
L'APM a Ginevra:
il genocidio a Timor Est continua!
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Ginevra, Bolzano, Göttingen, 24 settembre 1999


Alla riunione tenuta d'urgenza della Commissione per i diritti umani dell'ONU svoltasi giovedì scorso a Ginevra l'APM ha presentato la presa di posizione sulla continuazione del genocidio a Timor Est. "Nonostante l'arrivo delle prime truppe di pace dell'ONU continuano le aggressioni contro i civili indifesi di Timor Est e contro i rifugiati nei campi a Timor Ovest" è affermato nel documento dell'APM. "Il governo indonesiano è corresponsabile dei crimini delle milizie pro-indonesiane, poichè il suo esercito collabora attivamente con queste milizie". Per questo motivo l'APM sostiene la proposta del Commissario per i diritti umani dell'ONU Mary Robinson di inviare a Timor Est una commissione d'inchiesta internazionale. Solo grazie ai risultati di un'inchiesta internazionale è possibile istituire un tribunale per i crimini di guerra capace di individuare i responsabili di tali crimini.

Esistono gia' molte prove per i crimini di genocidio. Pochi giorni prima del referendum del 30 agosto, osservatori dell'IFET (International Federation for East Timor), accompagnati anche da una collaboratrice dell'APM, avevano registrato le radiocomunicazioni tra milizie ed esercito indonesiano, da cui risultava chiaramente che l'esercito indonesiano ordinava e coordinava il terrore contro i civili. Settimane prima del referendum l'APM aveva presentato un'ampia documentazione circa i crimini contro la popolazione civile di Timor Est mettendo in guardia contro una escalation delle aggressioni. La dichiarazione del segretario dell'ONU Kofi Annan, secondo il quale il bagno di sangue a Timor Est non sarebbe stato prevedibile, è perciò poco credibile e risulta essere piuttosto una debole scusa per la reazione tardiva della comunità internazionale.

Tuttora l'esercito indonesiano parteciperebbe ai crimini. Martedì scorso 5 Timoresi dell'Est sarebbero stati fucilati a Baucau da soldati del battaglione 745. Contemporaneamente miliziani indonesiani avrebbero ucciso a Dili un corrispondente olandese e aggredito altri giornalisti. Poco prima dell'arrivo dei caschi blu, miliziani hanno aperto il fuoco contro un gruppo di civili che cercava rifugio in una chiesa uccidendo con un colpo alla nuca una donna che stava pregando. Il 16 settembre un giornalista australiano ha assistito alla presa d'assalto della residenza del vescovo Belo, premio nobel per la pace, testimoniando che ufficiali dell'esercito indonesiano incorraggiavano i miliziani ad aggredire i civili rifugiati nella residenza del vescovo. Una suora e' stata testimone dell'assalto del suo convento da parte di poliziotti, soldati e milizie indonesiane, che hanno poi incendiato il convento e deportato i rifugiati che vi si trovavano.
 

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