Confermata la sentenza di morte per Ocalan
Il dialogo tra Turchi e Kurdi subisce un duro colpo
L'APM propone un tribunale internazionale per tutti i colpevoli
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Bolzano, Göttingen, 25.11.1999

La conferma della sentenza di morte per Ocalan, leader del partito dei lavoratori PKK kurdo, è stata definita dall’APM come un duro colpo alla riconciliazione tra Turchi e Kurdi. L’esercito turco è responsabile della distruzione di ben 3428 villaggi kurdi in Turchia, e sembra quasi voler continuare la sua offensiva contro il popolo kurdo che conta più di 20 milioni di persone in Turchia.

È innegabile che il PKK abbia commesso anch’esso dei crimini, ma appare assai singolare che una parte in causa nel conflitto, cioè la Turchia possa condannare a morte uno dei leader della controparte kurda: pertanto sia il leader del PKK sia generali e politici turchi dovrebbero essere giudicati da un tribunale internazionale indipendente.

L’esercito turco è responsabile della distruzione di una parte considerevole dell’ambiente e del territorio del Kurdistan turco. Innumerevoli civili kurdi sono morti nei loro villaggi sotto il fuoco dell’esercito turco. Detenuti kurdi sono stati uccisi, torturati a morte, trascinati fino alla morte da carri armati. Tra le responsabilitá attribuibili ad Ocalan ci sono l’omicidio di abitanti di villaggi kurdi, di insegnanti di villaggio kurdi e turchi, di guardie di villaggio e di vari membri del suo stesso partito.

Da parte dello stato turco non c’é mai stata la volontá di risolvere pacificamente la questione kurda. Questo ha significato negli ultimi anni un flusso costante di profughi di guerra verso i paesi europei: il paese di transito piú importante per questo flusso rimane l’Italia, in prima linea per l’accoglienza di queste persone disperate.

Tutte le conseguenze della politica scellerata della Turchia nei confronti della propria popolazione di etnia kurda vengono pagate infine dai paesi europei. Dopo le aperture del leader del PKK allo stato turco si sarebbe potuti giungere alla soluzione negoziata del conflitto decennale: non aver utilizzato questa possibilitá significherá per l’Europa un flusso di profughi sempre crescente. Secondo informazioni dell’APM provenienti dal KDP (Partito democratico del Kurdistan) e dell’IHD turca (Associazione per i diritti umani), a Istanbul ci sono 2,5 milioni di profughi interni kurdi pronti a partire verso l’Europa. La stragrande maggioranza di loro passeranno in Italia per tentare di raggiungere la Germania o altri paesi del Nord Europa che giá ospitano comunitá kurde.

L’APM ha consegnato oggi una lettera all’ACNUR di Berlino, Vienna e Roma nella quale si chiede un serio impegno per l’accoglienza dei profughi nelle zone di frontiera alpina: ma la prossima volta che si parla di politiche locali di accoglienza dei profughi non si potrá non tener conto dell’atteggiamento della Turchia verso il problema kurdo, che si risolverebbe con una semplice autonomia verso quella regione. Tale soluzione viene auspicata dagli stessi ambienti economici turchi ma non dall’esercito, vero potere forte dello stato turco.

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