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La Cina si mobilita per il boicottaggio della cerimonia di consegna del Nobel

Sostegno a Pechino da parte di paesi noti per le violazioni dei diritti umani

Bolzano, Göttingen, 8 dicembre 2010

Liu Xiaobo, attivista cinese per i diritti umani. Foto: GfbV. Liu Xiaobo, attivista cinese per i diritti umani. Foto: GfbV.

Diciannove paesi, definiti dall'Associazione per i popoli minacciati (APM) come la "Internazionale dei violatori dei diritti umani", hanno deciso di aderire all'appello cinese e di boicottare il prossimo 11 dicembre la cerimonia di consegna del premio Nobel per la Pace a Oslo. I diciannove paesi (Russia, Kazakistan, Colombia, Tunisia, Arabia Saudita, Pakistan, Serbia, Iraq, Iran, Vietnam, Afghanistan, Venezuela, Filippine, Egitto, Sudan, Ucraina, Cuba e Marocco) sono conosciuti per le regolari violazioni dei diritti umani a casa propria e per l'impegno mostrato presso le Nazioni Unite nel limitare la voce delle organizzazioni indipendenti per i diritti umani. Molti dei paesi suddetti sono stati o dovrebbero essere indagati dal Tribunale Internazionale dell'Aia per crimini contro l'umanità, crimini di guerra e/o genocidio.

Sorprende che paesi come la Birmania e la Bielorussia non abbaino aderito al boicottaggio cinese ma ciò probabilmente è dovuto unicamente al fatto che tali paesi non hanno rappresentanze diplomatiche ad Oslo e di conseguenza non sono stati invitati alla cerimonia.

Cuba, Vietnam, Pakistan, Russia, Iran, Serbia e Sudan fanno parte di quel gruppo di paesi che all'interno del Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU tentano regolarmente di limitare la possibilità di parola delle organizzazioni per i diritti umani indipendenti e in tal modo di degradare il Consiglio per i Diritti Umani a un semplice circolo di dibattito. Da diversi anni la stessa APM deve p.es. difendersi dal tentativo di Cina, Russia e Vietnam di toglierle lo status consultivo presso l'ONU mentre la Cina, il Marocco e il Vietnam fanno accreditare organizzazioni per i diritti umani filo-governative e create appositamente per annullare le critiche provenienti dagli attivisti indipendenti. Non sorprende quindi che questi paesi abbiano raccolto l'appello cinese e abbiano deciso di boicottare la cerimonia di ciò che è tuttora considerato il premio per la pace più noto e prestigioso.

La mobilitazione della Cina per il boicottaggio non fa altro che sottolineare la scarsa importanza che i diritti umani rivestono nella politica cinese. Mentre il paese si è trasformato in una potenza economica mondiale, il suo governo continua a non volersi assumere le proprie responsabilità così come definite dalla Carta delle Nazioni Unite. Il comportamento della Cina in occasione dell'assegnazione del Premio Nobel a Liu Xiaobo dovrebbe infine far tacere tutti quei politici europei che continuano a sdrammatizzare le violazioni commesse dalla Cina e dai suoi potenti e a profetizzare un'apertura democratica del paese.