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Mauritania

Attivisti per i diritti umani processati per aver protestato contro la schiavitù

Bolzano, Göttingen, 6 gennaio 2011

Soprattutto gli Haratin della Mauritania vivono il dramma della schiavitù. Foto: UN, Jean Pierre Laffont. Soprattutto gli Haratin della Mauritania vivono il dramma della schiavitù. Foto: UN, Jean Pierre Laffont.

L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) è particolarmente preoccupata per il processo in corso nella capitale mauritana Nouakchott contro sei attivisti per i diritti umani la cui colpa è di aver pubblicamente protestato contro la riduzione in schiavitù di due ragazze minorenni. Uno degli imputati è stato ospite della sezione tedesca dell'APM nell'estate del 2010 quando visitò la Germania per informare sulla situazione dei diritti umani nel paese africano. A trent'anni dall'abolizione ufficiale della schiavitù nel paese dell'Africa nordoccidentale, questo processo è un terribile salto indietro ai tempi in cui era assoluto tabù parlare di questa terribile violazione dei diritti umani. Di fatto il governo mauritano sta usando la giustizia per mettere a tacere chi critica il perdurare della schiavitù nel paese.

Prima che nel 2007 fosse emanata la legge per la punizione della riduzione in schiavitù, parlare pubblicamente di schiavitù in Mauritania costituiva un grande pericolo. Bastava già un'intervista rilasciata a mezzi di informazione stranieri per essere condannati al carcere. Il nuovo governo in carica dal 2008 sembra voler tornare a questa vecchia pratica di ingiustizia.

I sei attivisti sotto processo sono accusati di aver aggredito dei poliziotti durante una manifestazione spontanea allestita lo scorso 13 dicembre davanti al presidio di polizia di Nouakchott per chiedere l'immediata liberazione di due bambine. Secondo le ricerche fatte dagli attivisti, le due bambine di nove e di tredici anni vengono tenute come schiave per i lavori di casa da una dipendente della Banca centrale del paese. Dopo un'udienza presso la polizia durante la quale le accuse portate dagli attivisti per i diritti umani sono state minimizzate, 15 attivisti, tra cui Biram Dah Abeidgli, l'ospite dell'APM ed ex-presidente del movimento anti-schiavitù IRA (Initiative pour la Résurgence du Mouvement Abolitionniste), hanno deciso di manifestare davanti al palazzo della polizia.

Nel febbraio 2009 Biram Dah Abeid aveva denunciato in Francia il perdurare della pratica della schiavitù in Mauritania. Da allora egli è nemico dichiarato delle autorità mauritane che hanno ripetutamente tentato di metterlo a tacere con mezzi che spaziano dalla pubblicazione in Internet di falsi attestati medici che lo dichiarano "psichicamente instabile" alle accuse di essere "amico di Israele" e "nemico del paese" che nuoce all'immagine della Mauritania.

Dopo l'abolizione ufficiale della schiavitù nel 1981 questa in realtà continua a esserci, in particolare nelle aree agricole del paese. Circa 550.000 persone appartenenti alla popolazione degli Haratin sono attualmente in uno stato di schiavitù e lavorano senza alcun tipo di pagamento come braccianti agricoli o dipendenti in casa. I verdetti nel processo contro gli attivisti per i diritti umani sono attesi per giovedì prossimo.