Per una giustizia globale
Gli indigeni per la riforma di FMI e Banca Mondiale
GfbV Logo
Bolzano, 10.4.2000

L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) appoggia le istanze delle Organizzazioni Indigene per una riforma del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca Mondiale. Le Associazioni Indigene richiedono finalmente attenzione per gli interessi dei Popoli Indigeni, messi per iscritto nella "Dichiarazione di Seattle".

Da domani al 17 aprile 2000 i Ministri delle Finanze e le banche centrali di 182 Stati si riuniscono a Washington per la loro sessione primaverile. 250 organizzazioni non governative critiche nei confronti del FMI, tra cui molte Organizzazioni Indigene, si sono raccolte in una "Mobilitazione per la giustizia globale", rivolgendosi contro i piani di liberalizzazione che mettono in pericolo l'esistenza stessa dei Popoli Indigeni. Il commercio senza limiti distrugge le comunità indigene.

Nella loro "Dichiarazione di Seattle" in occasione delle dimostrazioni contro la WTO a Seattle, le Organizzazioni Indigene protestano contro i metodi della WTO, del FMI e della Banca Mondiale. I loro accordi sacrificano il diritto dei Popoli Indigeni all'autodeterminazione. Gli accordi WTO in progetto in materia di agricoltura (AOA) permetterebbero la liberalizzazione delle importazioni, con la conseguenza che le forme di agricoltura dei Popoli Indigeni, peraltro ecologicamente compatibili, non sarebbero più concorrenziali per quanto riguarda i costi di produzione. Le piccole aziende contadine verrebbero spazzate via dalla grande industria agricola; la terra dei Popoli Indigeni cadrebbe sempre più nelle mani di poche aziende agrarie e di grandi proprietari terrieri, mentre innumerevoli persone sarebbero costrette a lasciare la propria terra e le proprie case. Già oggi centinaia di migliaia di persone sono state cacciate in questo modo dalla loro terra, ed hanno dovuto migrare in città vicine dove accrescono ora l'enorme schiera dei disoccupati e dei senzatetto.

Gli accordi WTO sui prodotti delle foreste permettono il libero commercio delle risorse forestali. Società nazionali e straniere avrebbero così la possibilità di comprare e possedere grandi zone boschive, indipendentemente dalle comunità indigene che da sempre vi vivono. L'estrazione mineraria e petrolifera intensiva non solo inquina la terra, l'acqua e l'aria, ma distrugge anche un ecosistema sensibilissimo; di fatto distrugge lo spazio vitale e perciò anche le forme di vita tradizionali e le culture dei Popoli Indigeni.

Il furto e la brevettabilità delle risorse biogenetiche dei Popoli Indigeni sono stati resi possibili dagli accordi WTO sulla commerciabilità dei diritti di proprietà intellettuale (TRIPs). Gli accordi di massima sui servizi (GATS) permettono la liberalizzazione degli investimenti e dei servizi. Ciò rafforzerebbe il monopolio delle multinazionali in settori strategici dell'economia. La Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale stanno già fissando le condizioni della liberalizzazione, deregolamentazione e privatizzazione per i Paesi incappati nella trappola dei debiti.

La Dichiarazione contiene anche alcune proposte delle Organizzazioni Indigene, e cioè, in sintesi le seguenti:

Se queste proposte non dovessero essere realizzate, le Organizzazioni Indigene chiedono che vengano annullati tutti gli accordi WTO sull'agricoltura, sui prodotti forestali e sulla proprietà intellettuale. Inoltre chiedono che la WTO introduca delle riforme che possano trasformarla in un'organizzazione democratica, trasparente ed affidabile. In caso contrario, la WTO dovrebbe essere abolita. Le Organizzazioni dei Popoli Indigeni chiedono infine che gli stati membri della WTO si adoperino affinché l'Assemblea Generale dell'ONU firmi l'attuale stesura della dichiarazione ONU sui diritti dei Popoli Indigeni e ratifichi la Convenzione ILO 169.

Vedi anche la Dichiarazione di Seattle dei popoli indigeni (solo in tedesco) [ qui ]
 

INDEX
HOME
Eine Publikation der Gesellschaft für bedrohte Völker. Weiterverbreitung bei Nennung der Quelle erwünscht
Una pubblicazione dell'Associazione per i popoli minacciati. Si prega di citare la fonte @@@ WebDesign: M. di Vieste