info@gfbv.it Halabja, 16 marzo 1988. Condannare il genocidio di Kurdi e Assiri, ma anche produzione e commercio di armi! 15.3.2001  
Halabja, 16 marzo 1988
Condannare il genocidio di Kurdi e Assiri, ma anche produzione e commercio di armi!
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Bolzano, 15.3.2001


Halabja, 16.3.1988Ricorre in questi giorni il 13.esimo anniversario dell’attacco con gas nervini alla città di Halabja nel Kurdistan iracheno da parte di Saddam Hussein. Dal 16 al 18 marzo 1988 dalle forze armate del dittatore iracheno sono stati brutalmente massacrati 5.000 Kurdi, altri 10.000 hanno subito lesioni gravissime ad organi vitali. Nell’operazione militare denominata “Anfal” vennero attaccati con gas nervini più di 200 villaggi abitati in stragrande maggioranza da Kurdi ed Assiri; il numero delle vittime si aggira intorno a 70.000-80.000.

Il vero problema però non sono tanto i dittatori come Saddam Hussein, che sono disposti a qualsiasi eccidio e genocidio; il problema di fondo rimangono i Governi occidentali e le ditte di produzioni di armi, disposti a fornire armi e tecnologie a tutti gli assassini del mondo pur di fare affari.

Bisogna ricordare che sono corresponsabili dei crimini del dittatore iracheno tutte le ditte occidentali che, assieme ai loro Governi, per anni hanno dato il loro appoggio a Saddam Hussein – come peraltro hanno appoggiato altri dittatori, di cui si era a conoscenza degli intenti di massacri e genocidi: le armi generalmente non servono per l’agricoltura, le dichiarazioni ipocrite che “non si sapeva” delle vere intenzioni sono misere e ridicole. Tra i principali responsabili di questi commerci ci sono il Governo Tedesco con il Cancelliere Helmut Kohl ed il Ministro degli Esteri Hans Friedrich Genscher; che hanno infatti autorizzato l’esportazione di tecnologie per la fabbricazione di gas nervini. Nella stessa situazione si trova anche il Governo italiano che ha autorizzato la vendita di elicotteri da guerra e mine al regime iracheno.

L’Associazione per i popoli minacciati già nel passato era riuscita ad aprire contenitori della ditta Karl Kolb e della consociata Pilot Plant evidentemente destinati all’Irak, e ciò nonostante fu condannata a non ripetere la “calunnia” che la ditta si facesse complice dei delitti di Saddam. Ma era presto arrivata anche la rivincita: molti esperti concordarono con l’APM sul fatto che gli ingegneri non potevano non aver visto che gli impianti venivano utilizzati per la produzione di gas nervini, così come i Governi erano obbligati per legge a controllare le spedizioni quantomeno sospette in paesi dove non vengono rispettati i diritti umani.

Halabja, 16.3.1988Le ditte occidentali con i loro Governi compiono un atto di complicità con i genocidi commessi in questi paesi. Molti paesi del Sud del mondo non sarebbero in grado di produrre le armi per compiere i loro genocidi nei confronti delle proprie minoranze perché non sono in possesso delle tecnologie. Corrono in loro aiuto i complici occidentali – ditte e governi -, che a dittatori e criminali forniscono le armi oppure gli impianti per produrle. Le leggi che vietano il rifornimento di armi a paesi in guerra o in guerra civile non vengno rispettate dai Governi.

Ora che il disastro è evidente che almeno i Governi occidentali e le ditte da loro favorite facciano costruire ad Halabja un centro ospedaliero e di terapia per le vittime del Napalm, così come in tutte le parti del mondo le ditte dovrebbero risarcire i danni compiuti con opere umanitarie, che non possono essere che un palliativo per gli immensi dolori inflitti a interi popoli.

13 anni dopo la strage di Halabjia la città è ancora distrutta. A molti sopravvissuti è stata negata la medicazione delle loro ferite e soffrono di malattie gravi, come cecità, cancro e leucemia soprattutto nei bambini. Chi dà il coltello all’assassino affinché possa compiere il suo delitto nella diritto penale viene processato per complicità; nell’economia mondiale e nella politica internazionale però chi contribuisce alla realizzazione di genocidi non deve rendere conto a nessuno: questo è inaccettabile in un contesto internazionale in cui ognuno è responsabile per le proprie azioni. Chiediamo che il governo iracheno venga incriminato per genocidio in base alla Convenzione di Ginevra del 1948 e che l’ONU riveda le sanzioni che stanno provocando inutili sofferenze per la sola popolazione civile.
 

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