Comunicato stampa 

Bolzano, 8.4.1999

 Macedonia: l'Europa intervenga perché non si assista ad una nuova tragedia balcanica

Il Governo macedone ha deciso di chiudere i confini e di non accogliere più profughi dal Kossovo: è una decisione di estrema gravità, con la quale Skopje si fa strumento oggettivo della politica di pulizia etnica praticata dal regime di Milosevic.

Per questo motivo, e avendo davanti agli occhi le immagini del campo di Blace, non si può che condannare l'azione del Governo macedone. Non si può però neanche tacere che la Macedonia è uno stato sull'orlo dell'abisso. Essa si è ritrovata a gestire un numero di profughi pari al 10% della popolazione. L'economia è fragilissima, l'apparato statale ancora embrionale, le forze armate pressoché inesistenti, la composizione etnica basata su di un instabile equilibrio tra macedoni, albanesi, serbi, ed altre etnie (bulgari, greci, ecc.). Un contenzioso gravissimo la oppone alla Grecia. La Macedonia è con tutta probabilità il prossimo candidato all'esplosione nella polveriera dei Balcani.

A questo punto diventa urgente chiedersi in che direzione si debba andare, dopo l'intervento della Nato, in modo che il disordine balcanico non raggiunga nuove vette di orrore e possa essere gestito dalle istanze nazionali ed internazionali idonee. La comunità internazionale e in particolare i paesi dell'Unione Europea, con la loro inazione, hanno avuto una responsabilità gravissima nei massacri prima della Bosnia e poi del Kossovo. In Macedonia ci è data ancora, per ora, una possibilità di intervento. Per questo i governi dell'Unione Europea devono attuare senza indugio un intervento politico preventivo in Macedonia.

In primo luogo bisogna mobilitare tutte le risorse disponibili per assistere i profughi e salvare il paese dal collasso economico e politico. E' necessario poi offrire tutto l'appoggio possibile a quelle forze, in Macedonia, che lavorano per la pace e per uno sviluppo democratico e non nazionalista del paese. Parallelo all'intervento politico è quello economico. La Macedonia resta uno degli Stati più arretrati dei Balcani, ed è indispensabile impedire che il disagio economico si trasformi in risentimento politico contro questa o quella etnia. Infine devono essere affrontate e risolte le dispute che oppongono questo paese ai suoi vicini, in primo luogo alla Grecia.

L'impegno dell'Unione Europea è l'unica via per evitare che l'incendio balcanico si espanda alle altre realtà multietniche dell'area, con il prevedibile strascico di orrori e sangue che questo comporterebbe. Limitarsi a criticare il comportamento del Governo macedone rispetto ai profughi è un mero esercizio di ipocrisia.


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