Alle organizzazioni, alle persone ed ai gruppi impegnati per i diritti umani
Una speranza per i perseguitati!
Contro il razzismo e la xenofobia
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Bolzano, 28.11.2000
Quest’anno la xenofobia e l’odio per gli stranieri hanno raggiunto dimensioni preoccupanti. I mezzi di comunicazione si sono occupati di sovente di ciò che è accaduto in Germania: attacchi alle sinagoghe, aggressioni contro cittadini tedeschi di colore, contro stranieri e contro tedeschi di origine russa. Non sono stati risparmiati neppure i bambini. Vi sono state aggressioni anche ai danni di senzatetto ed handicappati.

La xenofobia sta aumentando anche negli altri Paesi dell’Unione Europea. Quest’ondata non risparmia nessun Paese. Nel suo ultimo rapporto, l’European Roma Rights Center di Budapest ha pesantemente criticato l’Italia. Il Centro per i Diritti dei Rom accusa il nostro paese di praticare una politica di segregazione: i campi sarebbero allestiti solo per separare i Rom dalla maggioranza della popolazione. Le forze di polizia e la giustizia, così il rapporto, si rendono spesso colpevoli di aggressione. Le autorità discriminano i cittadini italiani appartenenti alla minoranza rom. Inoltre, lo Stato nega ai bambini rom l’accesso all’istruzione ed alla formazione. Il Centro per i Diritti dei Rom denuncia inoltre diverse dichiarazioni razziste di politici italiani. Nel mirino degli estremisti xenofobi si trovano soprattutto i profughi.

La nostra organizzazione, occupandosi di diritti umani, ha sempre denunciato come “la politica” contribuisca spesso ad emarginare i profughi. Persone che in patria rischiano la vita, che possono essere torturate od assassinate, sono assoggettate ad un “diritto speciale”. Nonostante il divieto d’espulsione i Rom e gli Ashkali del Kosovo, le donne  bosniache violentate e traumatizzate, i sopravvissuti dei campi di concentramento serbi, i Cristiani del Sudan sfuggiti al genocidio da parte dei fondamentalisti, e le vittime di gravissime violazioni dei diritti umani in altre parti del mondo, ottengono soltanto la tolleranza a tempo determinato, sotto la permanente minaccia d’espulsione.  A questi profughi, non di rado per molti anni,  è vietato il lavoro. Ai loro figli è negata la formazione dopo la scuola. In molti casi, essi devono fare la spesa per anni con tessere annonarie.

Le recenti discussioni sulla croce mancante nel crematorio di Bolzano e la contemporanea campagna contro una sala di preghiera per i Musulmani – portate avanti da circoli politici e non dai cattolici – contribuiscono anche in Alto Adige ad aizzare un certo isterismo contro gli stranieri. Il vecchio Tirolo era più tollerante. Nel 1914 il Musulmano bosniaco Dedo Mahmutuovic, è stato sepolto nel cimitero militare di Bressanone, insieme con altri 1.500 caduti di etnia e religione diversa. I propugnatori di una “Leitkultur” tirolese potrebbero trarne una lezione.

Grazie alla Caritas, profughi, immigrati e Rom hanno consulenza ed aiuto. Ma di quest’attività deve finalmente farsi carico la Provincia. Si darebbe così anche un segno del fatto che la Giunta provinciale intende finalmente assumersi questa responsabilità, e chiarisca che anche questo è suo compito. Devono finalmente essere realizzati i ricoveri per profughi nei centri principali ed ai valichi di frontiera, da tempo richiesti dal Consiglio provinciale. Ancora oggi la stazione è l’unico rifugio per i profughi che approdano a Bolzano.

In qualità di organizzazione per i diritti umani, sosteniamo anche la “Dichiarazione di Pietralba” di Acli e KVW. Queste due organizzazioni cattoliche fanno appello alla tradizione di ospitalità, che garantisce un trattamento umano degli stranieri. A questo documento va la nostra adesione.

Più tolleranza nella nostra Provincia, per i diritti dei perseguitati.
 
Vedi anche:
La terra dei campi. L'apartheid contro i Rom in Italia

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