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L'UE annuncia nuove sanzioni contro la Birmania (Myanmar)

Per l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) si tratta di provvedimenti deludenti

Bolzano, Göttingen, 4 ottobre 2007

L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha fortemente criticato le nuove sanzioni contro la Birmania decise dall'Unione Europea che, secondo l'APM, sono poco concrete e quindi inutili. Invece di mettere sotto pressione il regime militare colpendolo in settori importanti impedendo p.es. alle imprese europee di partecipare all'industria petrolifera e del gas e interrompendo l'importazione di legnami tropicali pregiati e di diamanti, l'UE ha semplicemente confermato delle sanzioni già esistenti e finora del tutto inefficaci.

L'APM lamenta il fatto che Francia e Germania continuano a opporsi a un reale inasprimento delle sanzioni. Il ritiro delle imprese europee dall'industria petrolifera birmana è osteggiato in particolare dalla Francia, la cui multinazionale petrolifera TOTAL è attualmente uno dei maggiori investitori stranieri nel paese asiatico. Ma anche la Commissione economica tedesca per l'Asia e il Pacifico (Asien-Pazifik Ausschuss) ha espresso massicce riserve rispetto a un possibile inasprimento delle sanzioni.

L'UE si è accordata a livello diplomatico per allungare la lista dei membri della Giunta militare birmana a cui verrà negato l'ingresso in Europa e ad aumentare il numero delle imprese statali birmane, in cui imprese europee non possono investire. Soprattutto quest'ultimo divieto è del tutto inutile poiché non fa altro che riproporre un divieto espresso già dalla stessa legge birmana, che vieta gli investimenti stranieri in imprese statali birmane.

Secondo l'APM, un vero inasprimento delle sanzioni sarebbe importante se non altro per lanciare un chiaro segnale a Cina, Thailandia e India che da sole assorbono il 66% del commercio estero birmano e sono quindi tra i maggiori partner economici della Giunta militare birmana. L'UE dovrebbe inoltre esercitare urgentemente pressioni sulla Thailandia che dalla Birmania non sola acquista l'energia ma che partecipa anche in modo consistente al commercio illegale di legnami pregiati birmani. Allo stesso modo anche Cina e India continuano a intensificare i propri rapporti commerciali con la Birmania.


Vedi anche:
* www.gfbv.it: www.gfbv.it/2c-stampa/2007/070926it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2007/070925it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2007/070924it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2007/070525it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2006/061027it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2006/060918it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2006/060628it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2006/060523it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2005/050103ait.html | www.gfbv.it/3dossier/asia/burma/burma-1it.html | www.gfbv.it/3dossier/asia/burma/birmania.html | www.gfbv.it/3dossier/asia/burma/burma-shan-it.html
* www: www.karen.org | www.rohingya.org | www.freeburma.org | www.freeburmacoalition.org | www.karenni.org/about_the_karenni.php | www.aiutaresenzaconfini.org

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