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Conferenza sulla sicurezza di Monaco si riunisce sull'Afghanistan

La nuova politica USA minaccia il concetto della ricostruzione civile

Bolzano, Göttingen, 5 febbraio 2009

Una coltivazione di papaveri da oppio. Una coltivazione di papaveri da oppio.

In occasione della 45esima Conferenza sulla sicurezza di Monaco, che prenderà il via il prossimo 6 febbraio e a cui parteciperanno delegazioni da 50 paesi diversi tra cui il vicepresidente USA Joe Biden, l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) presenta un rapporto sulla nuova politica statunitense del neoeletto presidente Barack Obama per l'Hindukush. Secondo l'APM, la politica statunitense che punta unicamente a una soluzione militare della questione afghana contrasta nettamente con il concetto europeo di ricostruzione civile e democratizzazione del paese. La militarizzazione del paese asiatico a scapito della sua democratizzazione non solo non comporterà alcuna soluzione della difficile situazione nel paese che, anzi, rischia di trasformarsi in un disastro ancora peggiore, ma metterà anche a dura prova i rapporti transatlantici.

Mentre molti dei maggiori partiti politici europei considerano prioritari la ricostruzione civile e il sostegno dato allo sviluppo di uno stato di diritto, sempre più politici della difesa statunitensi considerano la democratizzazione dell'Afghanistan poco realistica. Se la linea dura americana dovesse prevalere cadono anche i principi su cui si basa la partecipazione europea alla Forza Internazionale per il mantenimento della pace in Afghanistan (ISAF), ricorda l'APM nel suo documento, poiché il mandato dell'ISAF è di tutelare e stabilizzare il governo e i meccanismi democratici del paese.

Il cambio di rotta della politica USA per l'Afghanistan è stato annunciato lunedì scorso dal presidente Obama in un'intervista all'emittente NBC. Gli Stati Uniti, dice Obama, non sono in grado di costruire in Afghanistan una democrazia sul modello di Jefferson. L'APM replica che nessuno si aspetta la realizzazione di uno stato modello, ma ciò non toglie che le truppe straniere hanno il preciso dovere di rispettare le convenzioni internazionali e di mostrare rispetto per la popolazione civile afghana.

Una innumerevole serie di aggressioni alla popolazione civile da parte delle truppe straniere e in particolare da parte delle forze statunitensi, e il conseguente drammatico aumento dei morti civili, hanno seriamente minato la fiducia della popolazione nella missione straniera e nei suoi obiettivi dichiarati. L'invio di ulteriori 32.000 soldati statunitensi senza un chiaro mandato rischia di peggiorare ulteriormente la situazione e di comportare altre gravi violazioni dei diritti umani. Anche l'intenzione espressa dal governo statunitense di voler rafforzare le milizie tribali è altamente pericolosa. Invece di rafforzare le forze e istituzioni democratiche del paese, si andrebbe di fatto a rafforzare le milizie dei signori della guerra afghani. Il nuovo concetto statunitense per l'Afghanistan si allontana sempre più dallo spirito delle Conferenze sull'Afghanistan tenute a partire da dicembre 2001 a Bonn in cui venivano fissate le basi per l'istituzione di uno stato di diritto afghano.