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Sudan: ucciso un altro cooperante. Nel 2012 274 cooperanti vittime di aggressioni in tutto il mondo

Il mancato rispetto per i cooperanti mette in pericolo l'assistenza alla popolazione civile nelle zone di crisi

Bolzano, Göttingen, 29 ottobre 2013

Profughi in Darfur. Foto: archivio GfbV. Profughi in Darfur. Foto: archivio GfbV.

L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) è profondamente colpita dalle cifre contenute nel Quarto bilancio sulla sicurezza dei cooperanti pubblicato lo scorso 28 ottobre da "Humanitarian Outcomes". Nel 2012 i cooperanti vittime di aggressioni sono stati 274 di cui 67 sono morti. I paesi più pericolosi per i cooperanti risultano essere Somalia, Afghanistan, Sudsudan, Sudan e Pakistan. L'alto numero di assassini e rapimenti di cooperanti spaventa le organizzazioni internazionali e i loro collaboratori e mette seriamente in pericolo l'assistenza alla popolazione civile nelle aree di crisi del mondo. Solo qualche giorno fa, il 23 ottobre, in Darfur è stato ucciso il direttore dell'organizzazione umanitaria sudanese Elsaqya.

A 64 anni dalla firma della 4. Convenzione di Ginevra (12 agosto 1949) che fissa la tutela dei cooperanti, le parti in conflitto in tutto il mondo continuano a non rispettare la neutralità di chi porta aiuti umanitari. I cooperanti sono spesso vittime di bande criminali che rapiscono i cooperanti per estorcere ingenti somme di denaro. La situazione spesso è resa ancora più difficile dalle autorità di diversi paesi che ostacolano il lavoro delle organizzazioni umanitarie con lo scopo preciso di limitare l'assistenza alla popolazione civile nelle zone di crisi. La Commissione statale sudanese per gli aiuti umanitari tenta ad esempio di proibire ai cooperanti internazionali l'accesso e il lavoro nei campi profughi del Darfur, espelle arbitrariamente delle organizzazioni o limita fortemente il loro lavoro. Da oltre due anni le autorità sudanesi negano alle organizzazioni umanitarie l'accesso alla regione del Sud-Kordofan dove decine di migliaia di persone hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria.

Le aggressioni ai cooperanti sono in crescita anche in Somalia, tant'è che nell'agosto 2013 "Medici senza Frontiere" ha deciso di lasciare il paese. In Pakistan i cooperanti sono presi di mira dai combattenti Taliban. Nel gennaio 2013 sette cooperanti che portavano avanti una campagna di vaccini per la popolazione sono stati uccisi dai Taliban. Cooperanti umanitari che da tempo lavorano in Pakistan avvertono che la situazione nel paese non è mai stata tanto pericolosa come ora. In dieci anni il numero dei rapimenti è quadruplicato. Nel 2012 i cooperanti rapiti sono stati 92. Le vittime più recenti sono stati sei collaboratori della Croce Rossa Internazionale e un cooperante siriano, rapiti a metà ottobre in Siria.