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70 anni di Convenzione sul genocidio (9 dicembre)

L'Europa deve intensificare la lotta alle violazioni dei diritti umani

Bolzano, Göttingen, 6 dicembre 2018

A 70 anni dalla firma della convenzione, genocidio e crimini contro l'umanità sono ancora all'ordine del giorno. Rohingya, Yazidi, Darfuri, Uiguri, Kazaki e Sudsudanesi sono solo alcune delle popolazioni vittime di questi crimini. Foto: Nazioni Unite via Flickr CC BY-NC-ND 2.0. A 70 anni dalla firma della convenzione, genocidio e crimini contro l'umanità sono ancora all'ordine del giorno. Rohingya, Yazidi, Darfuri, Uiguri, Kazaki e Sudsudanesi sono solo alcune delle popolazioni vittime di questi crimini. Foto: Nazioni Unite via Flickr CC BY-NC-ND 2.0.

Il 2018 non è solo il 70esimo anniversario della Dichiarazione dei Diritti Umani ma anche dell'adozione della Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio (9 dicembre 1948). In occasione di questa importante ricorrenza, l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) si appella alla comunità internazionale affinché intensifichi il proprio lavoro contro le gravi violazioni dei diritti umani commesse nel mondo. A 70 anni dall'adozione della convenzione i crimini contro l'umanità continuano ad essere una drammatica realtà quotidiana. Rohingya, Yezidi, Darfuri, Uiguri, Kazaki e Sudsudanesi sono solamente alcune delle popolazioni vittime di orrendi crimini, mentre il mondo continua a guardare senza agire.

L'APM critica duramente il poco impegno profuso per la prevenzione del crimine di genocidio. Con spaventosa regolarità la comunità internazionale e i governi ignorano gli appelli delle associazioni per i diritti umani quando queste, di volta in volta, mettono in guardia dal rischio di una escalation nelle varie crisi e probabili peggioramenti nelle situazioni dei diritti umani. Di fatto la comunità internazionale è molto lontana dal mantenere la sua promessa "Mai più Ruanda" fatta all'indomani del genocidio avvenuto in Ruanda nel 1994.

Se non vogliamo che la Convenzione sul genocidio si trasformi in un pezzo di carta straccia i governi e gli stati devono rinnovare il loro impegno per la tutela della popolazione civile in tutto il mondo e proteggerla dai crimini contro l'umanità. Durante la Conferenza mondiale dell'ONU del 2005, che fece seguito alla conferenza del Millennio del 2000, più di 190 paesi dichiararono che si sarebbero assunti la responsabilità di tutelare la popolazione civile mondiale dai crimini contro l'umanità e i genocidi. Da allora più di 600.000 civili sono stati uccisi per crimini contro l'umanità e milioni di persone sono state messe in fuga.

Anche quando posti di fronte all'evidenza, molti paesi negano sistematicamente i crimini di genocidio in corso pur di non dover adempiere alla Convenzione sul genocidio e dover inviare truppe di pace. Per le vittime di genocidio, come ad esempio gli Yezidi, la negazione dei crimini commessi contro di loro costituisce una ulteriore violenza e umiliazione che a sua volta comporta nuovi traumi e dolore. Chi si rifiuta di fornire aiuto e assistenza di fronte a crimini contro l'umanità quali stupri, blocchi alimentari che usano la fame come arma di guerra o cosiddette pulizie etniche si rende a sua volta responsabile e diventa complice dei criminali.