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Attacco aereo turco contro postazioni kurde e yezide in Siria e Iraq del Nord

Gli stati NATO devono condannare gli attacchi contro Kurdi e Yezidi - Per l'APM l'attacco aereo è un chiaro sostegno all'IS

Bolzano, Göttingen, 26 aprile 2017

Dimostrazione contro il divieto del PKK in Germania. Foto: Flickr/Montecruz Foto. Dimostrazione contro il divieto del PKK in Germania. Foto: Flickr/Montecruz Foto.

In seguito ai raid aerei condotti la scorsa notte (25 aprile) dalla Turchia, l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) chiede ai paesi membri della NATO di condannare severamente gli attacchi contro postazioni kurde e yezide in Siria e Iraq del Nord. Per l'APM la NATO non deve e non può accettare che un suo paese membro bombardi i combattenti kurdi e yezidi che a Raqqa e Mosul si stanno opponendo alle milizie dello Stato Islamico (IS) e di altri gruppi radicali islamici. In questo modo la Turchia di fatto sostiene l'IS.

I bombardamenti turchi hanno causato la morte di almeno 20 membri delle unità kurdo-siriane degli YPG (Unità di protezione popolare), altri 18 sono rimasti feriti mentre nell'Iraq del Nord sono stati uccisi cinque membri delle unità kurdo-irachene dei peshmerga. Sia l'YPG sia i peshmerga sono alleati degli Stati Uniti nella cosiddetta coalizione anti-IS.

Il governo turco da un lato sostiene di voler combattere l'IS ma di fatto sembra più interessato a sopprimere le richieste di maggiore democrazia e di rispetto dei diritti umani e delle minoranze avanzate dai Kurdi e dalle altre minoranze in Siria e in Iraq. Per anni infatti la Turchia ha permesso ai combattenti dell'IS e di altri gruppi radical-islamici di riparare in territorio turco. Come emerso inoltre da inchieste condotte da giornalisti turchi (attualmente incarcerati in Turchia), il governo di Ankara avrebbe anche fornito armi e munizioni alle milizie dell'IS.

La Turchia ha una popolazione complessiva di 74 milioni di persone, di cui circa 34 milioni sono Kurdi e Aleviti. La maggioranza della popolazione kurda, così come gli Aleviti, i pochi Assiri-Aramei che ancora vivono in Turchia, gli Armeni, Yezidi e Greci rifiutano la politica di islamizzazione della società turca e di crescente autoritarismo portata avanti dal governo del presidente Erdogan.

Martedì 25 aprile migliaia di persone si sono radunate in 37 città europee sotto il motto "Il terrorismo di stato di Erdogan deve essere fermato!" per protestare pacificamente contro i raid aerei turchi in Siria e in Iraq.