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EBLUL COMPENDIUM

Il pacchetto per la diversità linguistica

Bolzano, 8.7.2002

Almeno 40 milioni di cittadini dell'Unione usano regolarmente una lingua regionale o minoritaria. Fanno parte di oltre 60 comunità con lingue poco usate in Europa. Rispettare, proteggere e promuovere queste lingue, di cui alcune a rischio di estinzione, contribuisce allo sviluppo delle radici culturali europee.

Per preparare il terreno alla prossima Conferenza intergovernamentale, la Convenzione sul futuro dell'Unione europea (europa.eu.int/futurum) è stata incaricata di prendere in considerazione le questioni relative al futuro sviluppo dell'Unione e arrivare possibilmente ad una Carta costituzionale europea. La Convenzione sarà aperta alle proposte della società civile.

Il logo dell'EBLULIn questo documento EBLUL presenta un pacchetto di proposte per la Diversità Linguistica. Lo scopo principale di queste proposte è quello di dare una indicazione su come dar sostanza all'Articolo 22 della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea del 7 dicembre 2000: L'Unione europea rispetta la diversità culturale, religiosa e linguistica. Questo pacchetto di proposte è aperto ad ulteriori contributi.

L'Ufficio Europeo Per Le Lingue Meno Usate: EBLUL
L'EBLUL è impegnato da anni in attività di promozione, supporto e messa in rete di tutte le iniziative sulla diversità linguistica all'interno dell'Unione Europea. L'EBLUL è considerato un attore di centrale importanza in Europa nel campo della promozione delle lingue; ciò in quanto ha:
- stretti legami con istituzioni della UE come il Parlamento e la Commissione,
- status consultivo nel Consiglio d'Europa e nel Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC),
- relazioni operative con l'UNESCO e con l'OSCE.

L'EBLUL è composto da 15 comitati nazionali, uno per ogni Stato dell'UE, ognuno in rappresentanza delle diverse minoranze linguistiche presenti in quella nazione: le 15 Ong, che costituiscono i 15 comitati, comprendono organizzazioni culturali, istituzioni scientifiche, agenzie di informazione che lavorano nell'area dei dialetti regionali e delle minoranze linguistiche.
La missione di EBLUL è di far incontrare i cittadini europei che fanno capo a delle minoranze linguistiche, perché possano apprezzare la diversità culturale, oltre che linguistica, dell'Europa e possano costruire relazioni stabili di cooperazione su tutta una serie di temi di comune interesse.
L'obiettivo ultimo è il raggiungimento di standard comuni di tutela delle minoranze linguistiche e dei dialetti regionali, attraverso l'implementazione del concetto di diversità linguistica. La strategia politica che persegue è quella di rivendicare all'Unione Europea le competenze necessarie per l'adozione di misure legali comuni a tutti gli Stati Membri. In questo senso, EBLUL ha elaborato un Pacchetto per la Diversità Linguistica che presentato alla Convenzione sul Futuro dell'Unione Europea.

Le proposte del Pacchetto sulla Diversità Linguistica non intaccano in alcun modo, secondo l'EBLUL, la sovranità degli Stati Membri, pur conferendo uno 'status europeo' al concetto di diversità.

Verso un'Interpretazione dei Concetti di "Diversità linguistica" e di "Rispetto"
Il concetto della diversità linguistica è basato sull'eredità culturale e linguistica dell'Europa come elemento vitale e dinamico dell'identità europea. La diversità linguistica contribuisce alla ricchezza culturale, all'evoluzione sociale ed alla prosperità economica. Fa parte del concetto della diversità culturale, come specificato nell'articolo 151 del Trattato che istituisce la Comunità Europea (EC). Il concetto della diversità linguistica non fa alcuna differenza fra le lingue ufficiali o dello Stato, da una parte, e le lingue di minoranza o regionali d'altro canto.
Il concetto di rispetto include la non-discriminazione nel senso dell'articolo 13 dello stesso Trattato. Può essere inteso come un mezzo educativo, per quanto riguarda l'articolo 149 sull'Educazione, Formazione professionale e sulla Gioventù e come misura positiva per quanto riguarda l'articolo 151 sulla Cultura.

Rispettare la diversità linguistica inoltre contiene il riconoscimento che tutte le lingue europee sono uguali, sia che siano ampiamente o poco usate. Nella risoluzione del 29 novembre 2001, il Consiglio dei Ministri dell'UE ha dichiarato "che tutte le lingue comunitarie sono uguali nel valore e nella dignità dal punto di vista culturale e fanno parte integrante della cultura e della civiltà europee". Il rispetto implica assicurare la libertà e l'opportunità di scelta e la libertà di espressione in tutte le lingue, e contribuisce alla comprensione interculturale e ad una cultura di pace.
È importante ricordare l'articolo 53 della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea, che dichiara che "niente in questa Carta sarà interpretato per limitare o osteggiare i diritti umani e le libertà fondamentali riconosciute, nei loro campi rispettivi di applicazione, dalla legge dell'Unione, dal diritto internazionale e dagli accordi internazionali a cui aderiscono l'Unione, la Comunità o tutti gli Stati Membri, compreso la Convenzione Europea per la Protezione dei Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali e dalle Costituzioni degli Stati Membri".

Pertanto, per dare pieno significato all'articolo 22 - "L'UE rispetterà... la diversità linguistica" - l'EBLUL (l'Ufficio Europeo per le Lingue Meno Usate) suggerisce i seguenti emendamenti al Trattato che istituisce la Comunità Europea:
1. introdurre un articolo specifico sulla diversità linguistica in aggiunta all'art.22 della Carta Europea dei Diritti Fondamentali;
2. includere espressamente nell'articolo 13 EC sulla Non-discriminazione la parola "lingua";
3. cambiare nell'art. 151 EC il voto del Consiglio dei Ministri sulle politiche culturali da unanimità a voto a maggioranza qualificata.

Inserire il Concetto di "Diversità Linguistica" nel Nuovo Trattato dell'UE
Per rispettare e promuovere la diversità linguistica all'interno dell'Unione Europea e della relativa zona di libertà, sicurezza e giustizia, l'EBLUL propone di inserire un articolo specifico nel nuovo Trattato della Comunità Europea:
1. La Comunità, all'interno delle sue sfere di competenza, rispetterà e promuoverà la diversità linguistica in Europa, compreso le lingue di minoranza o regionali come espressioni di quella diversità, incoraggiando la cooperazione fra gli stati membri e utilizzando altri strumenti adatti alla realizzazione di questo obiettivo.
2. L'azione comunitaria includerà specialmente:
- promuovere lo scambio di esperienze e buone prassi;
- facilitare la cooperazione ed i progetti unitari fra le autorità statuali, regionali e locali;
- promuovere, ove appropriato, la cooperazione transfrontaliera;
- sostenere la cooperazione fra le organizzazioni della società civile.
3. La Comunità e gli Stati Membri promuoveranno la cooperazione con le organizzazioni internazionali competenti nella promozione della diversità linguistica, in particolare il Consiglio di Europa.
4. L'Unione Europea si accerterà che nessuna politica o misura dell'UE siano adottate o applicate in modi che sono nocivi alla diversità linguistica dell'Europa.
5. Per contribuire al raggiungimento degli obiettivi stabiliti in questo articolo, il Consiglio:
- comportandosi in conformità alla procedura considerata nell'articolo 251, dopo aver consultato il Comitato Economico e Sociale e il Comitato delle Regioni, adotterà le misure appropriate, con l'esclusione di qualunque armonizzazione delle leggi e dei regolamenti degli Stati Membri;
- utilizzando il sistema del voto a maggioranza qualificata su proposta della Commissione, adotterà le raccomandazioni.

Il nuovo articolo sulla diversità linguistica potrebbe essere interpretato come una prima politica e legge che proteggono e che promuovono le lingue ufficiali, dello Stato, minoritarie o regionali degli Stati Membri. Questa operazione di definizione è tanto più urgente, poiché l'Unione Europea con il processo di ingrandimento dovrà rispondere alle esigenze di protezione dei diritti linguistici nei Paesi candidati.
All'interno delle proprie sfere di competenza, l'Unione Europea già si occupa degli argomenti riguardo alla diversità linguistica. L'integrazione europea in avvenire avrà bisogno del supporto di ulteriori politiche in questo campo, particolarmente sull'educazione multilingue e sulla promozione della diversità culturale nei media e nelle arti. Da questo punto di vista, la cooperazione e i progetti comuni divengono sempre più importanti, poiché il processo di integrazione europeo ha necessariamente una dimensione culturale sul livello regionale, nazionale ed internazionale.

Emendare l'Articolo 13 sulla Non-discriminazione
L'articolo 13 del Trattato che istituisce la Comunità Europea dichiara: "senza pregiudizio per le altre disposizioni di questo Trattato ed entro i limiti dei poteri conferiti da esso sulla Comunità, il Consiglio, agendo all'unanimità su una proposta dalla Commissione e dopo il consulto del Parlamento Europeo, può intraprendere azioni appropriate per combattere la discriminazione basata sul sesso, sull'origine razziale o etnica, sulla religione, sulla disabilità, sull'età o sull'orientamento sessuale." L'Ufficio Europeo per le Lingue Meno Usate (EBLUL) propone di includere la parola "lingua" dopo "l'origine etnica", per dare maggiore coerenza al documento rispetto agli standard internazionali, accettati da tutti gli Stati Membri dell'UE (inter alia Carta delle UN, Dichiarazione Universale Dei Diritti Dell'Uomo, Convenzioni Internazionali Sui Diritti Umani, Convenzione Europea Sui Diritti Dell'Uomo).
Mentre l'origine etnica include generalmente le lingue, alcuni individui e alcune comunità si definiscono soltanto in termini linguistici. In questo caso, l'assenza di una protezione specifica della lingua può portare ad una forma di discriminazione indiretta. L'articolo 22 della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea, tuttavia, implica proprio l'assenza di discriminazione basata sulla lingua.
La Sig.ra. Anna Diamantopoulou, membro della Commissione Europea responsabile per l'Occupazione e gli Affari Sociali, ha risposto come segue ad una domanda scritta di un membro del Parlamento Europeo:
"il Programma sulla Lotta Contro la Discriminazione si basa sull'art. 13 EC. Questo articolo stipula che la Comunità può approntare le misure necessarie per combattere contro la discriminazione basata sul sesso, sulla razza o sull'origine etnica, sulla religione, su un handicap, sull'età o sull'orientamento sessuale. La discriminazione basata sulla lingua non è accennata in questo articolo. Questo programma, dunque, non può riguardare le azioni di lotta contro la discriminazione basata sulla lingua. Né nell'art.13 EC, né nella direttiva 2000/43/CE, la discriminazione basata sulla lingua rientra nella nozione di discriminazione basata sull'origine etnica".
È quindi ovvio che l'UE non dovrebbe rimanere sotto gli standard internazionali minimi ma dovrebbe, al contrario, rispondere ai nuovi sviluppi degli standard internazionali, per esempio il Protocollo 12 alla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo che prevede un divieto generale alla discriminazione nel godimento di qualunque diritto sancito dalla legge. In conclusione, includere la parola "lingua" nell'articolo 13 EC aumenterebbe la coerenza con la Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea, in generale, e con l'articolo 21 sulla Non-discriminazione della stessa Carta, in particolare.

Introdurre il Sistema di Voto a Maggioranza Qualificata nell'Art.151
Nell'Articolo EC 151 sulle Politiche Culturali, l'EBLUL propone di sostituire il voto richiesto all'unanimità dal Consiglio dei Ministri con quello a maggioranza qualificata. Ciò faciliterebbe la promozione dell'eredità culturale come interesse europeo generale, nel rispetto assoluto delle competenze degli Stati Membri nel campo delle politiche culturali.

12 ARGOMENTAZIONI IN FAVORE DEL PACCHETTO di EBLUL sulla DIVERSITÀ LINGUISTICA e sul RUOLO DELLE LINGUE MENO USATE NEL FUTURO DELL'U.E.

Ogni volta che si parla di diversità linguistica e lingue meno usate nell'U.E., si registrano grande entusiasmo da una parte, come pure grande scetticismo dall'altra. A volte sembra, che se proprio esiste un tabù nell'UE, questo è la diversità linguistica. Presentiamo qui di seguito 12 argomenti per superare lo scetticismo e per promuovere le lingue di minoranza e regionali come componenti della diversità linguistica dell'Europa.

1. Le lingue di minoranza e regionali e l'eredità culturale dell'Europa
L'Europa si distingue in primo luogo per la sua diversità culturale. Questa diversità è una caratteristica distintiva nella cultura europea, collegata inevitabilmente ad una varietà di lingue comunitarie. Tutte le lingue europee, più o meno diffusamente parlate, fanno parte dell'eredità culturale dell'Europa e meritano di essere sostenute e promosse.
Poiché tutte le lingue comunitarie, nelle loro forme parlate e scritte, sono uguali in valore e dignità, dal punto di vista culturale, e fanno parte integrante della cultura e della civiltà europea, le 40 circa lingue meno usate che esistono all'interno dell'Unione Europea sono un elemento chiave della sua eredità e cultura e una parte naturale della sua architettura.

2. Le lingue di minoranza e regionali e l'unità dell'Europa nella diversità
L'Europa sta tutta in un motto 'unità nella diversità'. Si tratta di rispetto, accettazione ed apprezzamento della grande e ricca diversità delle culture d'Europa, le nostre forme di espressione e i modi di essere umani. La costruzione dell'unità dell'Europa è stata fondata sempre sul rispetto per la diversità culturale dei relativi Stati Membri, radicata e manifesta nella grande ricchezza linguistica. Di conseguenza, la diversità linguistica è una pietra miliare democratica e culturale della costruzione dell'Unione, riconosciuta nell'articolo 22 della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea. L'importanza delle lingue è stata enfatizzata nella risoluzione del Consiglio sulla diversità linguistica del 14 febbraio 2002 sul riconoscimento della parte che le lingue giocano nell'integrazione sociale, economica e politica, specialmente in un'Europa allargata.
Naturalmente la diversità linguistica è valida per tutti gli Europei, ma per molti cittadini dell'UE nelle regioni di lingua poco-usata, rappresenta un motivo in più per comprendere e apprezzare l'ideale dell'integrazione europea. Le lingue di minoranza o regionali sono una ricchezza reale per l'intera Europa e sono un arricchimento piuttosto che un problema. Sostenere queste lingue significa sostenere la diversità linguistica dell'Europa e non certamente - come qualcuno potrebbe pensare - sprecare i soldi "su lingue e culture sconosciute".

3. Lingue di minoranza e regionali ed il valore aggiunto europeo
Le nostre lingue madri - più o meno parlate - sono più di un assembramento di suoni, parole e grammatica. Sono il deposito della memoria collettiva di una Comunità e il riflesso dei suoi rapporti sociali, valori morali e tradizioni politiche.
Come componente dell'eredità culturale europea, le nostre lingue appartengono non soltanto alle Comunità che realmente le parla, ma a tutti i popoli europei. Con la promozione di buone prassi, il sostegno alla diversità linguistica, compreso le lingue meno usate, significa attribuire un notevole valore aggiunto all'Europa.

4. Le lingue di minoranza e regionali, la coesione sociale e la cooperazione di frontiera ed inter-regionale
Tra le 40 lingue meno usate vi sono alcune lingue che 'risiedono' in due o più stati membri dell'UE. Nei casi in cui queste lingue sono parlate nelle zone di frontiera o nel caso in cui sono lingue ufficiali del Paese confinante, questa situazione linguistica particolare facilita e promuove la coesione sociale, la cooperazione di frontiera ed inter-regionale. Le nostre culture e la nostra eredità linguistica sono non soltanto parte della ricchezza dell'Unione e un elemento chiave dell'identità delle sue regioni, ma pure una fonte importante di attività economiche e nuovi lavori.
La promozione della diversità linguistica e delle lingue meno usate si trasforma così in uno strumento per sostenere le regioni il cui sviluppo è in ritardo, o che stanno affrontando delle difficoltà strutturali, o dove sono in gioco i sistemi di modernizzazione della formazione e dell'occupazione.

5. Le lingue di minoranza e regionali e la cittadinanza europea
Sostanza concreta alla cittadinanza europea è data quando l'Unione Europea rispetta le lingue meno usate come parte importante della sua eredità culturale; quando si riconosce che le lingue di minoranza e regionali dovrebbero essere distinte dalle lingue degli immigranti, che rappresentano problemi e sfide molto differenti; quando si attribuisce un significato importante alla cooperazione di frontiera, nel gran numero di casi dove le lingue regionali riguardano più di uno Stato Membro dell'UE.
Le lingue sono una caratteristica fondamentale dell'identità individuale e collettiva, e un meccanismo essenziale per mezzo del quale i valori culturali possono essere espressi ed ereditati. Il rispetto per l'identità linguistica e culturale è una caratteristica essenziale della cittadinanza europea.

6. Le lingue di minoranza e regionali ed altre istituzioni europee
Molte organizzazioni internazionali ed europee lavorano nel campo della promozione di lingua e del sostegno le lingue poco-usate. Attraverso i lavori del Consiglio di Europa per esempio, due strumenti internazionali importanti sono entrati in vigore nel 1998: La Carta Europea per le Lingue di Minoranza e Regionali e la Convenzione Quadro per la Protezione delle Minoranze Nazionali. Questi due trattati possono essere considerati le pietre miliari nella protezione e nella promozione della ricchezza linguistica in Europa. L'Unione Europea, come modello significativo e centrale per il progetto economico, politico, sociale e culturale chiamato "integrazione europea", dovrebbe adottare le misure appropriate per sostenere la politica linguistica di altre organizzazioni internazionali, in generale, e del Consiglio d'Europa, in particolare.

7. Le lingue di minoranza e regionali e l'allargamento.
L'allargamento è una delle occasioni più importanti per l'Unione Europea, all'inizio del ventunesimo secolo. È un'operazione unica e storica ad ulteriore integrazione del continente attraverso mezzi pacifici, estendendo la zona di stabilità e prosperità ai nuovi membri. Il criteri di Copenhagen "di rispetto e di protezione delle minoranze", tuttavia, includono sia la protezione dalla discriminazione che i diritti, tradizionali e linguistici, delle minoranze. L'UE quindi, ha l'obbligo politico di diventare più attiva nel campo della diversità linguistica e delle lingue meno usate e di accertarsi che i criteri su citati siano applicati ugualmente ai candidati per l'annessione all'UE ed agli Stati Membri dell'UE.

8. Le lingue di minoranza e regionali, la globalizzazione e la gestione del conflitto
Oggi la metà delle 6.000 lingue nel mondo sono sotto la minaccia di estinzione. Secondo l'atlante delle lingue del mondo in pericolo dell'UNESCO, 50 lingue sono in Europa. Molti Europei hanno accettato l'idea della globalizzazione e del processo europeo di integrazione economica e sociale a condizione che si preservino le differenze (e specificamente la diversità culturale e linguistica). Quindi, la promozione della diversità culturale e linguistica umanizza il processo del globalizzazione.
Inoltre, parecchi documenti delle organizzazioni internazionali come pure dell'UE dichiarano che la promozione della diversità linguistica - comprese le lingue meno usate - aumenta la consapevolezza della diversità culturale e aiutano a sradicare la xenofobia. Promuovere la diversità linguistica, in questo senso, diventa un meccanismo importante e costruttivo per la prevenzione e la gestione del conflitto. Poiché le lingue aiutano la gente a comunicare e capirsi, risultano essenziali per la costruzione di relazioni di fiducia tra i popoli e per la coesistenza pacifica. Il conflitto deriva dalle incomprensioni e dal sospetto fra le genti che non sanno comunicare. Imparare le lingue di ciascuno è un primo passo per capire e rispettare le culture di ognuno.

9. Lingue di minoranza e regionali ed il loro valore ecologico
Siamo tutti interessati all'ambiente e ci preoccupiamo di mantenere la varietà naturale del mondo in cui viviamo - il mondo di cui siamo responsabili anche per i nostri figli e i nostri nipoti. Approviamo leggi contro l'inquinamento, in difesa dell'ozono, sulle falde acquifere e gli habitat naturali per le specie rare.
La gente sta rendendosi conto in questo contesto che le lingue hanno un valore ecologico e come tali hanno bisogno di essere protette. Una lingua può essere tanto parte dell'ambiente quanto le montagne ed i fiumi.

10. Le lingue di minoranza e regionali e la democrazia linguistica
Tutte le Comunità linguistiche - sia grandi che piccole - devono avere godere delle stesse opportunità di trarre beneficio dalla diversità culturale e linguistica. Tuttavia, questo non significa che le Comunità di lingua poco-usata - come spesso si presume erroneamente - chiedono uno status ufficiale per le loro lingue presso le istituzioni dell'UE. Le Comunità di lingua di minoranza e regionali stanno promuovendo la diversità linguistica per favorire la comprensione ed il rispetto reciproci. In questo senso, la democrazia linguistica è un bene essenziale nella promozione di una cultura di pace basata sui principi della libertà, della giustizia, della democrazia, della tolleranza, della solidarietà, della cooperazione, del pluralismo, della diversità culturale, del dialogo e della comprensione, a tutti i livelli della società e fra le nazioni.

11. Lingue di minoranza e regionali ed i costi della diversità linguistica
Si dice spesso che offrire un servizio nelle lingue minoritarie è troppo costoso. Tuttavia, sappiamo che i costi della politica di plurilinguismo dell'UE sono notevolmente bassi. I dati complete più recenti indicano che il costo totale di traduzione e interpretariato in tutte le istituzioni UE, nel 2000, ammonta a meno di 2 Euro per ciascuno dei suoi 380 milioni di abitanti, ed appena lo 0,8% del budget totale dell'UE. In più, fornire al pubblico la formazione, la sanità, l'infrastruttura sotto forma di segnali stradali ed il servizio nel settore pubblico in una lingua poco-usata non deve essere più costoso. È un problema di equità e del diritto di ogni cittadino di ottenere un servizio nella propria lingua madre. I soldi spesi per offrire servizi nelle lingue di minoranza sono soldi bene investiti, poiché il plurilinguismo porta vantaggi all'economia, all'educazione e agli stessi popoli. I vantaggi che la società trae da esso sono ben più grandi dei costi.

12. Lingue di minoranza e regionali ed integrazione europea
A volte si dice che la conservazione della diversità linguistica e culturale dell'Europa è contraria al processo di integrazione e promuove la frammentazione. Un'analisi più precisa tuttavia mostra che le Comunità di lingua poco-usata sono profondamente impegnate nella promozione della diversità culturale e linguistica dell'Europa. Condividono la visione comune di una Comunità Europea dove i cittadini e le istituzioni democratiche sono collegati tra loro, a livello locale, regionale, nazionale, ed europeo. Di conseguenza, promuovere le lingue di minoranza non ha nulla a che fare con il nazionalismo etnico o linguistico. Una lingua è un mezzo di comunicazione; non dovrebbe mai trasformarsi in un tema politico usato per ambizioni nazionalistiche. le Comunità di lingua poco-usata, quindi, contribuiscono molto al processo di integrazione ed all'unità dell'Europa. La gente che parla le lingue meno usate ha solitamente una comprensione migliore di altre culture e situazioni linguistiche, poiché sono state esposte anche alla cultura della maggioranza.

AL DOCUMETO CARTACEO SONO ALLEGATI:
- RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO SULLE LINGUE REGIONALI E SU QUELLE POCO USATE, 13.12.2001;
- RISOLUZIONE DEL CONSIGLIO SULLA PROMOZIONE DELLA DIVERSITÀ LINGUISTICA, 14.02.2002;
- PARERE DEL COMITATO DELLE REGIONI SULLA PROMOZIONE E PROTEZIONE DELLE LINGUE REGIONALI E DI MINORANZA, 13.6.2001

Elaborato da un gruppo di qualificati esperti indipendenti con esperienza di politiche di lungo termine a favore delle minoranze nelle Nazioni Unite, Consiglio d'Europa, Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, in un seminario ospitato dal Governo basco (Bilbao, 23 febbraio 2002).
Con il supporto del Governo basco e della Commissione europea.

Adattamento italiano a cura di Roberta Mineo.


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Ultimo agg.: 29.11.2002 | Copyright | Motore di ricerca | URL: www.gfbv.it/3dossier/eu-min/pak-lingue.html | WEBdesign, Info: M. di Vieste
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