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50. anniversario della morte di Stalin (5 marzo)

I crimini commessi dal regime stalinista vanno ancora affrontati!

Bolzano, Göttingen, 4 Marzo 2003

Gehi, Cecenia, 1996. Foto Sainab GashajevaIn occasione del 50. anniversario della morte di Stalin, l'Associazione per i popoli minacciati (APM) ha voluto ricordare i crimini commessi dal suo regime: se non affrontiamo il passato, non dobbiamo meravigliarci che i crimini commessi in Cecenia da Stalin vengano oggi ripetuti dai politici russi. E nessuno deve meravigliarsi se i politici europei non solo accettano ma addirittura favoriscono il genocidio in Cecenia.

Il 23 febbraio 1944 il dittatore sovietico Stalin fece deportare l'intera popolazione cecena in Asia Centrale. Circa un terzo della popolazione di questo piccolo popolo del Caucaso morì. Dal 1994 al 1996, durante il governo di Boris Jelzin, i Ceceni uccisi furono 80.000. Dall'inizio della campagna di annientamento condotta da Vladimir Putin sono morti almeno altri 80.000 Ceceni.

Stalin è entrato nella storia dell'umanità come uno dei più grandi massacratori del XX secolo: secondo il libro nero del comunismo, durante il suo regime sono morte almeno 20 milioni di persone. Tra il 1943 ed il 1944 sono stati deportati in Siberia e in Asia Centrale, oltre ai Ceceni, gli appartenenti a numerose comunità etniche e religiose, tra cui Ingusci, Caraciai, Balcari, Meschketi, Calmucchi, Tartari di Crimea, Tedeschi del Volga e Greci del Mar Nero. Nella maggior parte dei casi sono state raggiunte le condizioni per poter parlare di genocidio.


Vedi anche:
* www.gfbv.it: www.gfbv.it/2c-stampa/03-1/030227it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/03-1/030221it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/02-3/021031it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/02-3/021027it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/02-3/021025it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/02-3/021015it.html | www.gfbv.it/3dossier/cecenia/020611cecenia.html | www.gfbv.it/3dossier/asia/afghan/terror-it.html
* www: www.memo.ru | www.redbook.ee | www.iccnow.org | www.eurominority.org | www.storico.org/storiaguerrafredda/guerrafredda.htm

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