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Myanmar / Birmania: Licenza di stupro

Genocidio e crimine di guerra commesso dalla milizia birmana contro le donne appartenenti alla minoranza etnica Shan

Shan Human Rights Foundation (SHRF), Shan Women's Action Network (SWAN)

Maggio 2002

Mappa dei luoghi della violenza sessuale "Licenza di stupro" analizza 173 casi di stupro ed altre forme di violenza sessuale commesse dall'esercito birmano nello stato Shan (Birmania) su 625 donne e ragazze nel periodo che va dal 1996 sino al 2001. Molti stupri non sono stati denunciati dalle vittime. Questo tipo di notizie non arriva facilmente all'attenzione dei mass media; le informazioni su questi abusi sessuali sono state raccolte tramite interviste fatte ai profughi illegali che vivono in Tailandia. Per questo motivo il reale numero delle donne che sono state vittime di questi reati è molto più alto di quello pubblicato.

"Licenza di stupro" mostra come il regime militare birmano abbia permesso in passato e continui a permettere alle sue truppe atti di violenza sessuale al fine di terrorizzare e sopprimere la minoranza etnica dello stato Shan. Lo stupro è utilizzato come "arma di guerra" contro la popolazione civile dello stato Shan; è una strategia delle truppe dell'esercito birmano per evitare insurrezioni. Le violenze sessuali documentate sono state commesse da soldati di 52 battaglioni differenti. Nell'83% dei casi lo stupro è stato commesso dagli ufficiali, normalmente di fronte alle loro truppe, a questo si sono poi aggiunte altre violenze brutali, la tortura e spesso l'uccisione della vittima.

Stupro di gruppo
Nel 61% dei casi si è trattato di stupro di gruppo. Le donne sono state spesso incarcerate e violentate all'interno delle basi militari per mesi interi. Soltanto in uno dei 173 casi il soldato colpevole della violenza è stato punito dal suo comandate. Normalmente ad essere punite, incarcerate, torturate o anche uccise sono le vittime. Il regime militare birmano, che si è dato il nome "Concilio per la pace e il progresso dello stato" (SPDC), ha triplicato, dal 1998, il numero delle truppe stanziate in territorio Shan e con loro il numero delle violenze contro le donne shan è aumentato in modo vertiginoso.

Il rapporto ha messo in evidenza le terribili condizioni fisiche e mentali delle donne sopravvissute alle violenze non solo perchè i colpevoli non sono mai stati puniti ma anche per la completa mancanza di supporto post-stupro. Alcune donne sono state cacciate dalle loro famiglie e rinnegate dalle comunità. Molte di loro sono fuggite in Tailandia dove non essendo riconosciute legalmente non sono protette e non hanno accesso alle agenzie umanitarie. Sono molto vulnerabili, rischiano di cadere nel traffico umano della prostituzione o di venire deportate in Birmania e finire di nuovo nelle mani dei loro violentatori.

Introduzione
"La comunità internazionale deve impegnarsi per far si che il regime birmano inizi un reale processo politico per la restaurazione della democrazia ed i diritti umani in Birmania" (SWAN) Il divieto d'accesso per gli stranieri alle zone di frontiera e la mancanza di un libero scambio di informazioni ha permesso che la milizia birmana continuasse impunemente gli abusi dei diritti umani contro tutte le minoranze etniche. SHRF (Shan Human Rights Foundation) e SWAN (Shan Women's Action Network) hanno prima intervistato tra il gennaio del 2001 e il marzo del 2002 ventotto donne alla frontiera tra la Tailandia e la Birmania; dopo questi primi contatti sono riusciti a parlare con 145 vittime o testimoni oculari che spontaneamente hanno accettato di raccontare le loro esperienze.

Gli Shan in breve
Lo Stato Shan è composto principalmente da montagne e si estende su una superficie di 160.000 km2 nel nord-est della Birmania. È una zona ricca di risorse naturali come minerali e legno teak. La popolazione conta otto milioni d'abitanti, la metà dei quali fanno parte dell'etnia Shan ed abitano nelle valli più produttive della regione. L'etnia Shan è molto simile ai Tailandesi e la loro lingua è molto simile al thai. Tanti i gruppi etnici compresi gli Akha, Kachin, Lahu, Lisu, Paluang, Pa-O e Wa.

Lo Stato Shan è suddiviso in più di trenta frazioni, governate dai loro rispettivi leader etnici. Anche quando gli Inglesi hanno colonizzato la Birmania, gli Shan hanno continuato ad auto-governarsi. Hanno poi accettato di far parte della Birmania indipendente a condizione di ottenere l'indipendenza dopo 10 anni. Ciò non è mai avvenuto. Nel 1962 Ne Win si impadronisce del potere tramite un sanguinoso colpo di stato. Da quel momento lo stato viene governato da diversi regimi militari, che hanno rifiutato di ridare il potere alle minoranze etniche.

Durante gli ultimi 40 anni, hanno operato nello Stato Shan vari movimenti di resistenza etnica. L'esercito birmano ha risposto con una massiccia presenza militare e con una repressione inaudita in queste zone. La natura guerrigliera della resistenza ha fatto si che il regime portasse avanti campagne anti-insurrezionali a scapito della popolazione locale per limitare al massimo qualsiasi tipo di supporto ai ribelli etnici. Queste campagne prevedono trasferimenti coatti degli abitanti dei villaggi in zone strategiche vicino alle basi militari, dove i civili vengono monitorati da vicino.

Il più importante programma di evacuazione forzata si è svolto tra il 1996 e il 1997 nella zona centrale dello stato Shan. Più di 300.000 persone provenienti da più di 1400 villaggi sono state costrette a lasciare le loro abitazioni. La maggior parte di loro non sono più tornate a casa e più della metà sono fuggite in Tailandia.

Violenza sessuale durante gli ultimi 40 anni di guerra civile nello Stato Shan
L'uso della violenza sessuale fa parte della strategia militare del governo birmano da oltre quaranta anni, da quando nel 1950 l'esercito birmano ha iniziato delle campagne repressive contro le milizie etniche. La violenza sessuale non serve soltanto a terrorizzare e sottomettere la comunità locale ma anche per mostrare il potere delle truppe dominanti sulle donne nemiche e di conseguenza umiliare e demoralizzare le forze della resistenza. Lo stupro è anche la "legittima" ricompensa per i soldati impegnati in azioni di guerra in territorio etnico. Anche se la Birmania ha aderito alla Convenzione di Ginevra nel 1949, il regime non ne ha mai rispettato le leggi.

Lo stupro come "arma di guerra"
"Licenza di stupro" mostra chiaramente che le truppe birmane usano lo stupro come arma di guerra contro la popolazione civile nello stato Shan.

Casi di stupro o altri tipi di violenza sessuale documentata negli ultimi sei anni
Anno Numero di casi Numero di ragazzine coinvolte Numero di donne coinvolte
1996 5 4 6
1997 30 25 157
1998 30 18 38
1999 26 17 71
2000 33 13 69
2001 44 15 186
Totale 168 92 527


Ufficiali che hanno commesso lo stupro
Carica degli ufficiali Stupri commessi
Comandante 48
Maggiore 14
Capitano 63
Luogotenente 5
Sergente 6
Caporale 3
Totale 139

Nell'85% dei casi gli ufficiali hanno apertamente commesso il crimine ed in più di 10 occasioni hanno addirittura passato le vittime direttamente alle loro truppe per un ulteriore stupro di gruppo o per essere uccise.

Tortura ed uccisione delle donne violentate
Nel 25 % dei casi documentati le ragazze o le donne dopo aver subito lo stupro sono state uccise, soffocate, pugnalate o bruciate. Il corpo delle vittime è spesso stato deliberatamente lasciato senza sepoltura ed esposto al pubblico come monito per la comunità locale. Le donne sopravvissute allo stupro hanno raccontato che i loro violentatori hanno commesso la violenza sapendo che non sarebbero mai stati puniti.

Lo stupro nelle basi militari
In molti casi lo stupro è stato commesso nelle base militari, con il benestare degli ufficiali. Esemplare è il caso di due ragazzine di una scuola speriore di Lai Kha che hanno dichiarato di essere state arrestate e portate dai soldati del SPDC nella base militare. L'ufficiale le ha violentate per quattro giorni e quattro notti e sono state rilasciate solo dopo il pagamento di un'ingente somma di denaro da parte dei rispettivi genitori.

Prolungate detenzioni
In ventiquattro casi le donne sono state trattenute in prigione e ripetutamente violentate dalle truppe birmane per un periodo di quattro mesi. Le testimonianze riportate in questo rapporto mostrano chiaramente come le autorità militare non facciano nulla da parte loro per perseguire coloro che commettono gli stupri; anzi scoraggino le vittime a denunciare queste violazioni con ricatti, ulteriori violenze fisiche, pesanti multe e detenzioni arbitrarie.

In genere le donne hanno prima raccontato l'abuso sessuale ad un membro della propria famiglia e poi al capo del villaggio, il quale ha spesso suggerito alla famiglia di non denunciare la violenza alle autorità locali per paura di ulteriori repressioni. In almeno un caso il capo-villaggio è stato picchiato e torturato a morte dalle truppe militare per aver osato denunciare lo stupro di una ragazza del suo villaggio. Per questo motivo molti leader temendo per la loro vita evitano di intromettersi in questi problemi.

Inoltre le donne che subiscono la violenza spesso non sanno parlare birmano (fattore al loro svantaggio) e nella maggior parte dei casi non sono in grado di dire il nome o di dare informazioni sull'unità militare di chi le ha violentate durante i processi. In pratica non hanno la ben che minima possibilità di provare le loro accuse. In alcuni casi la vittima che aveva osato parlare dell'accaduto è stata arrestata e ha dovuto pagare una multa di 20.000 kyat prima di essere rilasciata. Molti ufficiali hanno rifiutato le accuse asserendo che l'ufficiale accusato dello stupro non era nel luogo dove si era verificata la violenza.

Le donne stesse e le loro famiglie si sono occupate di pagare le spese per le cure mediche necessarie dopo lo stupro e per il test del sangue per controllare una possibile infezione. In alcuni casi alcuni infermieri degli ospedali dove le donne erano state esaminate e curate (fra cui una bambina di 5 anni stuprata da un soldato di SPDC nella propria casa) hanno dichiarato che c'erano chiare prove mediche di violenza sessuale, ma molto spesso però nell'ospedale consigliano alle donne di mentire sulla vera causa delle loro ferite. In altre parole il personale medico ha troppo paura delle autorità militare e non osa portare il caso davanti alla giustizia.

Effetti drammatici post stupro e conseguenze sulla salute fisica
Le donne sopravvissute sono spesso state trovate in stato di incoscienza ed impossibilitate a camminare. Una donna che era al settimo mese di gravidanza ha partorito il bambino prematuramente dopo aver subito un stupro di gruppo. Naang Hla fu abbandonata sola, malata e incosciente in un rifugio nella giungla. Era troppo debole per camminare o per stare in piedi. Aveva costantemente il mal di testa, violenta diarrea e sanguinava così tanto che pensava di aver perso il bambino. Dopo quattro giorni, completamente sola, ha dato alla luce il suo bambino al settimo mese di gravidanza.

Alcune donne sono dovute rimanere in ospedale per almeno dieci giorni a causa delle gravi ferite riportate durante lo stupro. In un caso la sopravvissuta ha dichiarato di essere rimasta incinta in seguito allo stupro di sette soldati birmani. Due anni prima che Naang Aye fosse stuprata, il marito allora trentenne fu picchiato a morte dalle truppe birmane. Rimase sola a lavorare nella loro piccola fattoria. Nel febbraio del 2001, sette soldati le si avvicinarono ma essendo rimasta zoppa non poté scappare. I soldati allora la presero e la stuprarono a turno per più di un'ora. Dopo alcuni mesi scoprì di essere rimasta incinta.

Conseguenze psicologiche
Gli effetti psicologici che seguono la violenza sessuale sono devastanti. Molte donne hanno parlato di insonnia, mancanza di appetito, perdita di peso e mancanza di energia. Molte donne appaiono fortemente depresse, tristi e spaventate. Una donna ha dichiarato: "Quando ripensavo a cosa mi era successo il mio cuore batteva forte e ero spaventata degli uomini. Non volevo raccontare a nessuno quello che mi era successo, non volevo nè vedere nè comunicare con le altre persone." In molti casi le donne si vergognavano di ciò che e loro accaduto. Nessuna di loro ha potuto usufruire di alcun aiuto psicologico post-trauma. Gli abitanti dei loro villaggi cercavano nascondere ciò che era successo per paura di ripercussioni e per vergogna.

Una famiglia di Shan viveva in un piccolo rifugio accanto al loro campo di riso. L'intero villaggio era stato forzatamente spostato in un'altra zona e pure loro si stavano dirigendo verso quell'area. All'improvviso dei soldati li hanno fermati senza alcuna ragione. Il padre è stato prima legato e sospeso sopra un falò che lo ha quasi bruciato vivo e poi hanno stuprato a turno la figlia sino ad ucciderla. L'uomo è morto agonizzante pochi giorni più tardi a cause delle ustioni riportate e la madre è letteralmente impazzita dopo aver visto la figlia ed il marito torturati a morte.

Anche se nella maggioranza dei casi sia la famiglia che la comunità assistono le donne a livello giudiziario, alle volte la vittima è stata ritenuta colpevole dell'accaduto. Alcune donne sono state accusate dai loro fidanzati o mariti di essere colpevoli per ciò che era loro accaduto. In un caso la donna è stata picchiata dal marito. In un altro caso una ragazzina che era stata violentata per strada da un soldato birmano, è stata allontanata dalla sua famiglia. Queste donne lasciate sole sono state costrette a fuggire in Tailandia o hanno lasciato il proprio villaggio per paura di subire una nuova violenza.

Mancanza di protezione in Tailandia
Diversamente dai Karen e Karenni, gli Shan non hanno campi profughi riconosciuti in Tailandia; di conseguenza gli oltre 150000 profughi Shan che vivono in Tailandia non hanno accesso ad alcuna assistenza sanitaria o protezione da parte delle agenzie internazionali. Sono costretti a trovare lavoro illegalmente e cercano di sopravvivere come possono. Donne e bambini sono particolarmente vulnerabili a qualsiasi forma di sfruttamento, soprattutto quello sessuale.

Naung Hla di 16 anni al settimo mese di gravidanza dopo essere stata violentata è scappata in Tailandia, aiutata dai suoi parenti, dopo aver saputo che il marito era stato ucciso e dopo aver dato alla luce un bambino prematuro. Quando è stata intervistata il bambino aveva due mesi ed era molto malato. Il latte che beveva gli aveva causato una forte dissenteria, ma lei non aveva i soldi per comprare il latte in polvere. Troppo debole per lavorare non aveva neanche il denaro necessario per pagarsi il viaggio per arrivare all'ospedale e assicurarsi le necessarie cure mediche.

Aiutata da altri profughi che lavoravano illegalmente in una piantagione di arance, viveva in un piccolo rifugio. Purtroppo la piccola capanna era situata vicino ai campi dove venivano spruzzati i pesticidi chimici. Per questo motivo Nuang Hla intossicata dagli agenti chimici è stata poi ricoverata in ospedale. I soldati tailandesi in cerca di immigranti hanno poi perquisito i loro rifugi e lei è stata costretta ad evacuare in un'altra zona.

Pericolo di deportazione
Donne e bambini che scappano in Tailandia in seguito a delle violenze sessuali non vengono protetti dalle autorità locali e possono essere deportati in qualsiasi momento. Le autorità tailandesi effettuano periodicamente dei controlli per stanare gli immigrati illegali. In molti casi i profughi sono stati arrestati e portati al confine e riconsegnati alle autorità birmane. Per coloro che hanno subito violenze sessuali essere rimpatriati significa finire direttamente nelle mani di coloro che sono responsabili delle loro torture.

Riportiamo il caso di 4 donne che erano scappate in Tailandia nel 1996 e che erano poi tornate nei loro villaggi nello Shan State nel 1998, rimpatriate forzatamente dalle autorità tailandesi. Durante il viaggio di ritorno furono separate dai loro parenti, mutilate ed uccise dalle truppe birmane. Stavano viaggiando a bordo di un camion. I soldati birmano hanno fatto scendere le donne e hanno ordinato all'autista di andare in avanti. Due giorni più tardi uno dei soldati ha rivelato che le donne erano state violentate che i loro corpi erano stati mutilati e sepolti in un luogo poco distante.

Questi tipi di violenze accadono anche in territorio tailandese. Nel luglio del 1999 undici donne Shan furono violentate da un ufficiale tailandese mentre venivano deportate da Chiang Mai verso la Birmania. Solo due donne hanno provato a denunciare l'accaduto e sotto intimidazione hanno poi accettato soldi come ricompensa. L'ufficiale tailandese responsabile è stato semplicemente trasferito in un'altra zona.

Conclusione
"Licenza di stupro" rivela come il regime militare birmano faccia uso in larga scala dello stupro come arma di guerra contro la popolazione etnica dello stato Shan. Le superstiti degli stupri non possono usufruire di processi legali o ad alcun tipo di sostegno in Birmania. A coloro che fuggono in Tailandia viene negata qualsiasi tipo di protezione e assistenza sanitaria. Spesso sono soggette a deportazioni coatte. Chiaramente la ragione principale per cui l'esercito birmano continua impunemente a commettere questo tipo di violenze è perché molte zone dello stato Shan, particolarmente quelle dove hanno luogo i conflitti armati sono isolate dal resto del mondo e le agenzie internazionali per il monitoraggio dei diritti umani in Birmania non vi hanno accesso. Spesso queste zone sono controllate dal regime militare stesso.

Di conseguenza l'unica maniera per far conoscere cosa succede è intervistare le vittime oltre confine. Il regime continua a screditare testimonianze di questo genere asserendo che tali informazioni provengono da fonti legate al movimento insurrezionale. Purtroppo alcuni membri della comunità internazionale senza nemmeno arrivare al confine per verificare le storie dei profughi, preferiscono dare ragione al regime militare. Alcuni governi stranieri hanno cominciato ad allentare la pressione sul regime militare e incoraggiano nuovi investimenti ed aiuti economici se non militari, ignorando la guerra civile e i continui abusi dei diritti umani contro i civili nelle zone etniche.

La pressione internazionale deve essere mantenuta per costringere il regime ad iniziare delle trattative non solo con il leader dell'opposizione democratica, tuttora agli arresti domiciliari, Aung San Suu Kyi, ma anche con i leader etnici. La guerra civile continuerà ad andare avanti così come l'incubo delle violenze sino quando il regime non inizierà un dialogo politico per risolvere i problemi etnici nel paese. Senza dubbio le violenze sessuali sono collegate alla guerra civile. Bisognerebbe sottrarre le zone etniche al controllo militare, restaurare la democrazia e la legge per far si che donne e bambine di tutta la Birmania possano essere protette dalle violenze sessuali.

Riportiamo solo alcune delle 173 interviste. Per maggiori informazioni e per ottenere la lista completa in inglese contattate lo Euro-Burma Office.

Caso n. 170_6 Novembre 2001 (Ragazza di 17 anni)
Una ragazza di 17 anni stava cercando del cibo fuori il suo villaggio quando una truppa di soldati birmani arrivò nel posto dove si trovava e la costrinse a seguirli. Il capitano e quattro altri ufficiali la violentarono ripetutamente a turno per sei notti.

Caso n. 150_8 Giugno 2001 (Una donna di 62 anni)
Un capitano e la sua truppa stavano ispezionando il villaggio. La donna fu prima violentata dal superiore con una pistola puntata alla testa e poi da cinque soldati semplici.

Caso n. 138_Marzo 2001 (Bambina di cinque anni)
I genitori erano andati a lavorare nei campi e avevano lasciato a casa da sole una bambina di cinque anni e la sorella di dodici. La sorella maggiore era andata a vedere un film quando ritornò a casa trovò la piccola legata sopra una pozza di sangue che piangeva. Una vicina coraggiosa ha poi portato la bimba all'ospedale dove ha raccontato ai dottori che la bambina era stata stuprata da un soldato mentre si trovava a casa da sola. Le infermiere hanno dovuto ricucire la vagina lacerata della bimba.

Caso n. 113_Maggio 2000 (Sei donne di 27,24, 21, 20, 18 e 16 anni)
I soldati hanno fermato il gruppo di donne e le hanno fatte allontanare dalla strada. Prima le hanno derubate di tutto quello che avevano poi il capitano ha violentato una di loro ed ha ordinate ai suoi soldati di fare altrettanto con le altre. Le donne sono poi stata costrette a formare un gruppo e sono state fucilate.

Caso n. 109_11 Aprile 2000 (Ragazza disabile e malata di mente)
Quando i soldati sono arrivati nel villaggio non c'era nessuno a parte una ragazza di diciotto anni che era fisicamente e mentalmente disabile. Il capitano l'ha interrogate per un pò e poi ha ordinate alle sue truppe di disfarsi di lei. I soldati l'hanno violentata a turno e poi dopo averla fucilata, hanno gettato il corpo nel fiume.

Caso n. 90_29 Settembre 1999 (Due ragazze di 18 e 21 anni)
I soldati le hanno arrestate accusandole di essere le mogli di alcuni patrioti Shan. Dopo averle interrogate le hanno costrette a seguire a pattuglia per cinque giorni e quattro notti duranti i quali sono state ripetutamente violentate dai soldati. Alla fine sono state uccise e derubate dei loro averi.

Caso n.87_16 Settembre 1999 (Donna di trenta anni)
Il marito è stato ucciso a bastonate sul campo di riso dove stava lavorando. La moglie è stata costretta a seguire le truppe per tre notti e quattro giorni durante i quali è stata ripetutamente violentata dal capitano. Poi quando la pattuglia stava per tornare alla base, il capitano ha ordinate ai suoi ufficiali di violentare la donna uno ad uno finchè l'ultimo finita la violenza le ha conficcato la sua baionetta nel corpo.

Caso n. 15_30 marzo 1997 (Una bambina di 12 anni)
Una bambina di 12 anni stava trasportando del fieno nei campi per dar da mangiare alle mucche. Alcuni soldati di SPDC l'hanno presa e violentata a turno e poi l'hanno fucilata. Quando alcuni parenti hanno chiesto il permesso di seppellirla i soldati hanno risposto: - "Dovete lasciarla così come è, sarà un esempio per la gente Shan che la vedrà. Se la seppellirete, morirete con lei."

Caso n. 31_6 Settembre 1997 (Undici ragazzine tra i 15 ed i 18 anni)
I soldati hanno fatto radunare tutti gli abitanti del villaggio ed hanno prelevato fra loro undici ragazze che sono state poi successivamente stuprate, picchiate e bruciate.

Caso n. 32_15 Settembre 1997 (57 uomini e 42 donne)
57 uomini e 42 donne di un villaggio si erano rifiutati di trasferirsi nella nuova zona indicate dale truppe birmane. Allora le donne sono state prima violentate per due notti e due giorni poi sommariamente giustiziate insieme agli uomini.

Caso n. 8_21 Dicembre 1996 (Quattro ragazze tra i 17 e i 22 anni)
Quattro ragazze stavano tornando al loro vecchio villaggio da cui erano state mandate via per recuperare un pò di riso. Fermate da un gruppo di soldati, le tre ragazze di 18, 20 e 22 anni sono state violentate a turno da degli ufficiali mentre il Caporal Maggiore Kyaw Khaung si è riservato la ragazza diciassettenne.

Traduzione di: Margherita Bebi, Marc Roeggla e Peter Wegmann.

Per maggiori informazioni, contattate:
Euro-Burma Office, Square Gutenberg 11/2 - 1000 Bruxelles, Belgium
tel: (32 2) 280 0691 / 2452, fax: (32 2) 280 0310, e-mail: burma@euro-burma.be


Vedi anche:
* www.gfbv.it: www.gfbv.it/2c-stampa/2006/060918it.html | www.gfbv.it/3dossier/asia/burma/burma1-it.html | www.gfbv.it/3dossier/asia/burma/birmania.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2006/060628it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2006/060523it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2005/050103ait.html | www.gfbv.it/3dossier/h2o/dighe.html

* www: www.shanland.org | Daw Aung San Suu Kyi's Pages | www.karen.org | www.rohingya.org | www.freeburma.org | www.freeburmacoalition.org | www.karenni.org/about_the_karenni.php | www.aiutaresenzaconfini.org | www.burmaday.org

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