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Minoranze in Italia

Il Governo Berlusconi e il suo scarso impegno. Nessun posto per le minoranze nella Repubblica di Berlusconi

Di Wolfgang Mayr. Traduzioni di Sabrina Bussani.

Bolzano, 6 marzo 2006

INDICE

Introduzione | Gruppi linguistici minacciati | I diritti degli Italiani contro gli Sloveni | Assemblea permanente delle minoranze linguistiche - solo un alibi? | Sinti e Rom - emarginati e discriminati | Vecchio e nuovo antisemitismo | Islamofobia e paura del terrorismo | Un diritto d'asilo carente | La RAI e le minoranze - gli esclusi | Armonizzare Babele: documenti

Un lupo camuffato da pecora? Alleanza Nazionale e la sua continuità con l'eredità fascista, di Günther Pallaver


Introduzione [ top ]

Secondo il governo di centro-destra i diritti delle minoranze non costituiscono nemmeno un argomento marginale. Il governo di centro-destra semplicemente "dimentica" le minoranze linguistiche e il bilancio della sua politica per le minoranze è davvero molto povero. D'altronde non ci si poteva certo aspettare di più: i partiti di centro-destra hanno sempre mostrato e continuano a mostrare scarsa comprensione e sensibilità per le richieste delle minoranze linguistiche. I partiti di centro-destra italiani di fatto non si differenziano dai loro cugini politici in altri paesi, come ad esempio in Austria dove i diritti delle minoranze sono attuati molto superficialmente quando va bene, ma volentieri anche ignorati, nonostante i verdetti della Corte Costituzionale.

Nel rispetto della legge quadro del governo di sinistra che prevedeva il sostegno finanziario dei piccoli gruppi linguistici per la promozione e l'uso della loro lingua nelle scuole e negli uffici pubblici, non si può negare che il governo Berlusconi abbia messo a disposizione i mezzi finanziari necessari. Nel 2001 il governo ha finanziato 47 progetti scolastici di minoranze linguistiche (su 180 progetti presentati) per un totale di 5,5 milioni di euro. Nell'anno scolastico 2002/2003 lo stato ha finanziato 92 progetti su 112. Il presidente del Confemili, Domenico Morelli ha però criticato i parziali ritardi nell'erogazione dei contributi.

Di fatto il governo Berlusconi ha attuato - non per interesse proprio - i precetti ereditati dal governo di centro-sinistra, ma la politica per le minoranze italiana continua ad essere trascurata e in ritardo. C'è voluto oltre mezzo secolo prima che un governo attuasse l'incarico costituzionale fissato all'articolo 6 (tutela delle minoranze). La legge quadro che ne è risultata riconosce finalmente le minoranze linguistiche e quindi anche il multilinguismo autoctono.

Gruppi linguistici minacciati [ top ]

Secondo l'indagine Euromosaic della Commissione Europea del 1996 il multilinguismo autoctono in Italia è gravemente in pericolo. Oltre la metà delle 13 minoranze linguistiche del paese rischiano di scomparire. Secondo Euromosaic i gruppi linguistici albanese e greco (Puglia e Calabria), catalano e sardo (Sardegna), croato (Molise) e occitano (Piemonte) sono da considerarsi a uso "limitato" e "non in grado di sopravvivere". Sono invece considerati minacciati i gruppi linguistici francese (Aosta), friulano e sloveno (Friuli).

Lo studio europeo dimostra anche che le lingue minoritarie risultano assicurate laddove esistono autonomia e diritti linguistici. Il ladino infatti è considerato "relativamente in grado di sopravvivere" mentre il tedesco è "del tutto vitale". Complessivamente Euromosaic assegna alla politica per le minoranze italiana una bocciatura. Insomma, le sole dichiarazioni d'intenti del ministro per le regioni Enrico La Loggia non bastano. La Loggia comunque si è dichiarato favorevole all'uso delle lingue minoritarie nelle scuole e negli uffici pubblici e considera la diversità linguistica una ricchezza del paese.

I diritti degli Italiani contro gli Sloveni [ top ]

Alleanza Nazionale è riuscita con successo a rallentare l'attuazione della legge per gli Sloveni. Su pressione della sezione triestina di Alleanza Nazionale, di impostazione radical-nazionalista e anti-slovena, il governo Berlusconi non ha più messo mano alla legge per gli Sloveni, approvata in Parlamento già nel 2001. Nazionalisti italiani, con la Lega nazionale in prima fila, esercitano da decenni una forma di politica di rivincita a spese dei cittadini di lingua slovena. Sui diritti degli Sloveni in Italia pesa ancora la messa in fuga della popolazione italiana dall'Istria e dalla Dalmazia operata dai partigiani di Tito alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

La destra italiana si oppone con decisione all'attuazione del bilinguismo in Italia, non solo per quanto riguarda l'attuazione della legge per gli Sloveni (n° 38) ma anche per la legge quadro sulla tutela delle minoranze (n° 482 del 15 dicembre 1999). I cartelli topografici di alcuni comuni e zone dei dintorni di Trieste, Gorizia e Muggia e di 29 comuni situati lungo la frontiera italo-slovena possono essere bilingue e le due leggi prevedono l'emissione di documenti bilingue. Alcuni uffici pubblici dovrebbero essere obbligati al bilinguismo.

Già durante il dibattito sulle due leggi è sembrato evidente che l'alleanza di centro-destra ne volesse impedire l'approvazione. Fin dal primo giorno del suo governo, l'alleanza di centro-destra ha attuato la legge quadro solo parzialmente, mentre la legge per gli Sloveni non è neanche mai stata presa in considerazione per motivi etnico-ideologici. Entrambe le leggi devono essere attuate se il 15% della popolazione oppure un terzo dei consiglieri comunali chiedono l'applicazione degli articoli di tutela. A Trieste 14 consiglieri comunali dell'alleanza di centro-sinistra per Trieste hanno chiesto l'applicazione delle disposizioni per il bilinguismo e le minoranze, ma per poter applicare i diritti previsti dalla legge per gli Sloveni (n° 8) e concretamente per poter creare delle zone bilingue nei dintorni di Trieste c'è bisogno dell'approvazione del consiglio regionale.

I partiti di destra considerano il bilinguismo e il multilinguismo un attacco all'unità del paese e ostacolano quindi la completa attuazione delle leggi. L'intellettuale sloveno Samo Pahor critica a tale proposito le mancanze proprio della legge per gli Sloveni. Come è infatti accaduto nel comune di Gorizia e nella provincia di Udine a proposito della legge quadro (482), la popolazione maggioritaria può sospendere in ogni momento l'attuazione della legge. La legge inoltre nega il riconoscimento ufficiale della lingua slovena e l'uso della lingua slovena negli uffici pubblici e sedi dislocate di Cividale, Gorizia e Trieste. Di fatto, ciò equivale alla completa negazione della tutela minima, definita da un verdetto della Corte Costituzionale (28/1982) interpretando direttamente l'articolo 6 della Costituzione italiana.

Pahor conclude che la legge per gli Sloveni non adempie alle disposizioni per la tutela delle minoranze così come vengono garantite dall'Accordo di Osimo del 1954 (articolo 8) e dallo Statuto speciale regionale del 1954. Secondo Pahor la legge n° 38 costituisce un passo indietro nella politica italiana di tutela delle minoranze e non prende in considerazione le già esistenti disposizioni di tutela come invece chiede che venga fatto la Corte Costituzionale (n° 15 del 1966).

Assemblea permanente delle minoranze linguistiche - solo un alibi? [ top ]

La mancata attuazione della legge per gli Sloveni non è mitigata dall'istituzione dell'Assemblea permanente delle minoranze linguistiche. L'Assemblea, composta anche da rappresentanti delle diverse minoranze linguistiche, è stata convocata per la prima volta nel gennaio 2006 dal Ministro per le regioni La Loggia. Peccato che la convocazione sia giunta verso la fine della legislatura. Non sembra che l'attuale governo abbia preso molto sul serio le minoranze e gli esempi a proposito sono parecchi.

Il governo ha dichiarato di aver adempiuto agli obblighi della Convenzione quadro del Consiglio Europeo per la tutela delle minoranze nazionali, ratificata dall'Italia, semplicemente perché le disposizioni di tutela della convenzione quadro sono già contenute nella legge per la tutela delle minoranze. Durante la settimana precedente allo scioglimento delle camere, la Commissione bilancio del Parlamento non è riuscita nemmeno a proporre la ratifica della Carta delle lingue regionali e minoritarie del Consiglio Europeo. La giustificazione ufficiale è data da motivi finanziari. Evidentemente il sostegno delle lingue delle minoranze non può comportare spese.

Sinti e Rom - emarginati e discriminati [ top ]

Il Centro Europeo per i Diritti dei Rom - European Roma Rights Centre (ERRC) accusa il governo Berlusconi di discriminazione su base etnica di Sinti e Rom. Secondo l'ERRC, la sola "sistemazione" di Sinti e Rom nei cosiddetti campi nomadi è un'eclatante violazione dei diritti umani perché costituisce una evidente e completa emarginazione di chi vi deve vivere. La maggior parte di questi campi si trovano a ridosso di discariche, autostrade o su terreni brulli e abbandonati e tre quarti dei campi non hanno le necessarie infrastrutture igieniche. L'ERRC denuncia anche la mancanza di tutela della "popolazione dei campi", esposta agli sgomberi e all'arbitrarietà delle forze dell'ordine e delle istituzioni. La distruzione arbitraria delle già poco dignitose abitazioni è frequente e sono soprattutto i bambini a soffrirne le conseguenze.

L'Italia è l'unico paese dell'UE ad avere una rete di ghetti pubblicamente organizzata. In questo modo si impedisce ai Rom di partecipare alla vita della società o di avere contatti e integrarsi nella società. L'ERRC (vedi: www.gfbv.it/3dossier/errc-it.html, www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/20041026-it.html) si è infine rivolta a organi internazionali e in una lettera al ministro degli interni Pisanu ha lamentato la situazione di Sinti e Rom. Secondo i rilevamenti ufficiali in Italia vivono 130.000 Sinti e Rom. Alcune ONG (vedi il"Rapporto alternativo": www.december18.net/web/docpapers/doc2654.pdf, pagine 30 e 31) stimano che vi siano invece 90.000 Sinti e Rom con cittadinanza italiana e tra i 45.000 e i 70.000 nati all'estero (o nati in Italia da genitori immigrati). Questi ultimi sono prevalentemente persone provenienti dalla Ex-Iugoslavia. I Rom in possesso di documenti regolari ottengono normalmente dei permessi di soggiorno molto brevi, mentre la maggior parte dei permessi rilasciati ai Rom sono della durata da uno a sei mesi.

Vecchio e nuovo antisemitismo [ top ]

L'indagine a lungo tenuta nascosta dell'osservatorio dell'UE sul razzismo e la xenofobia (vedi: www.gfbv.it/3dossier/eu-min/jued-ant.html) ha confermato anche l'esistenza di forti tendenze antisemite in Italia. Le scritte sui muri di chiaro stampo radical-nazionalista ne sono l'evidente espressione. Secondo l'indagine, il clima di disprezzo per le minoranze e gli stranieri promuove anche "l'odio per gli ebrei". Si assiste a un incremento dell'antisemitismo italiano nonostante il numero esiguo di ebrei italiani. Insomma, un antisemitismo senza ebrei e l'ostinato perdurare di vecchi pregiudizi anti-ebraici.

Il 35% degli adolescenti intervistati crede che "gli ebrei controllino il capitale", e si registra un nuovo consolidarsi di stereotipi antisemiti anche tra gli adulti (vedi il "rapporto alternativo" 2004 - www.december18.net/web/docpapers/doc2654.pdf, pagine 25 - 27). il 12% crede che le vittime ebraiche dei nazisti austriaci e tedeschi e dei loro collaboratori europei siano state meno di quanto ufficialmente affermato, e oltre la metà degli intervistati pensa che gli ebrei italiani siano più leali nei confronti di Israele che dell'Italia. Contrariamente a quanto succede in altri paesi dell'UE, il numero degli antisemiti dichiarati è comunque sceso dal 23% al 15% e Israele può contare in Italia su di una maggiore simpatia di quanta ne viene espressa in altri paesi dell'Unione.

L'alleanza di centro-destra del Primo Ministro Silvio Berlusconi da un lato persegue una politica di amicizia con Israele, dall'altro lato però conta nelle proprie file persone dichiaratamente antisemite. Durante un dibattito del Consiglio regionale delle Marche del 2004 il capogruppo di Forza Italia ha criticato un assessore regionale della coalizione di centro-sinistra con chiari toni antisemiti. Secondo il rappresentante di Forza Italia, l'assessore di centro-sinistra sarebbe stato, in quanto membro della comunità ebraica, solo ospite in Italia e come tale avrebbe dovuto comportarsi. Questo episodio è purtroppo solo uno tra tanti. Si registra una certa vivacità delle vecchie forme di antisemitismo anche all'interno del partito di governo Alleanza Nazionale, il cui segretario Gianfranco Fini ha però preso le distanze dal proprio passato antisemita.

Islamofobia e paura del terrorismo [ top ]

La partecipazione dell'Italia alla guerra degli USA contro il terrorismo islamico ha comportato una generale posizione anti-islamica dell'opinione pubblica italiana. Degli oltre 2,3 milioni di immigrati in Italia (vedi: www.migration-info.de/migration_und_bevoelkerung/artikel/050401.htm) una buona parte proviene da paesi arabi e/o musulmani. Un'indagine condotta su 1.000 persone ha rilevato che oltre la metà attribuisce all'Islam tendenze fondamentaliste e un quinto degli intervistati non vede differenza tra l'Islam moderato e quello radicale. Questi dati confermano uno studio dell'Osservatorio Europeo per il razzismo e la xenofobia (vedi: http://eumc.eu.int/eumc/index.php).

Non c'è da meravigliarsi se metà degli intervistati teme l'Islam. La cronaca spesso indifferenziata su paesi arabi e musulmani porta a prese di posizione radicali, l'Occidente contro l'Islam, e si parla di scontro di civiltà. In tutto ciò si dimentica di informare che p.es. le forze laiche dell'Algeria si sono opposte all'Islam radicale senza alcun aiuto dall'occidente. La paura dell'Islam alimenta le aggressioni alle moschee e le forze di sicurezza intervengono con particolare durezza contro immigrati arabi e musulmani (vedi "rapporto alternativo": www.december18.net/web/docpapers/doc2654.pdf, pagine 24 e 25). Un contributo all'islamofobia arriva anche dal presidente del senato Pera che in uno dei suoi ultimi libri parla della necessaria lotta della civiltà occidentale contro il mondo islamico. Pera però ha dimenticato di ricordare il brutale terrore che l'Italia monarchica prima e quella fascista poi hanno seminato nella Libia araba e islamica. La guerra tra civiltà in questa caso è volentieri dimenticata (vedi: www.gfbv.it/2c-stampa/2005/051005it.html).

Un diritto d'asilo carente [ top ]

La politica sul diritto di asilo del governo Berlusconi è criticata dalla Caritas (vedi: www.caritas.bz.it/ge/searchResult.asp), dalle organizzazioni d'ispirazione cattolica e dalle organizzazioni per i diritti umani (vedi: www.gfbv.it/2c-stampa/2005/050617it.html e www.migration-info.de/migration_und_bevoelkerung/artikel/030704.htm). La discussa legge Bossi-Fini e le relative disposizioni d'attuazione hanno ulteriormente inasprito una già restrittiva politica per i profughi. I profughi in arrivo in Italia possono fare richiesta d'asilo e la polizia di frontiera valuta la richiesta. I richiedenti considerati casi dubbi vengono internati in "centri d'identificazione" senza ricevere un permesso di soggiorno e se la persona in questione lascia il centro senza permesso, la sua richiesta d'asilo è automaticamente annullata. Questa procedura viola la Carta dei Diritti Fondamentali dell'UE e la Convenzione sui Profughi di Ginevra, nonché la libertà di movimento e la dignità dei rifugiati stessi. Sia il Comitato USA per i Profughi sia Amnesty International hanno definito i centri di permanenza temporale come dei lager.

In futuro sette Commissioni Territoriali si assumeranno i compiti finora svolti dalla Commissione d'Asilo a Roma. Le procedure per l'asilo dovranno essere elaborate entro un mese. Ne guadagna la burocrazia ma non il richiedente asilo che spesso è in fuga da violenza, guerra e deportazioni. Un solo mese non basta per indagare sulle cause che hanno spinto alla fuga la persona in questione. Se la Commissione Territoriale respinge per due volta una richiesta d'asilo, il profugo può presentare ricorso a un tribunale civile. Nel frattempo però il rifugiato deve lasciare l'Italia. Una regolamentazione cinica che lascia anche aperta la domanda sulla destinazione verso la quale viene respinto un rifugiato. Degli oltre 13.000 profughi che ogni anno fanno richiesta di asilo in Italia, circa 3.000 possono fermarsi sul territorio. Secondo i dati forniti dalla Commissione Centrale, nel 2004 sono state risolte 9019 pratiche, di cui solo 781 sono state riconosciute come rifugiati nel senso della Convenzione di Ginevra. 2350 persone non sono state riconosciute come rifugiati, ma hanno ottenuto una tutela indiretta grazie alla raccomandazione inviata alla questura competente di rilasciare un permesso di soggiorno limitato per motivi umanitari. Evidentemente il governo ha ideato una scappatoia per non dover affrontare e risolvere veramente la questione.

Amnesty International accusa l'Italia di una regolamentazione che lede la dignità dell'uomo. In particolare modo la pratica di respingere i profughi in alto mare viola le norme del diritto dei popoli. Dall'inizio della legislatura del governo di centro-destra la situazione dei richiedenti asilo è andata peggiorando sempre più. La Lega Nord, membro dell'alleanza di centro-destra, ha suggerito l'intervento militare contro le imbarcazioni che continuano ad approdare sulle coste italiane. Secondo la Lega, le barche, sovraccariche di profughi, avrebbero dovuto esser affondate dalla marina italiana (vedi "rapporto alternativo": www.december18.net/web/docpapers/doc2654.pdf, pagine 27, 28 e 29).

La RAI e le minoranze - gli esclusi [ top ]

Alla politica italiana per le minoranze non bastano le sole dichiarazioni d'intenti del ministro per le regioni Enrico La Loggia. La Loggia si è dichiarato favorevole all'uso delle lingue minoritarie nelle scuole e negli uffici pubblici e considera la diversità linguistica una ricchezza del paese. Non tutti però sembrano condividere l'opinione di La Loggia. Tra questi ad esempio anche il Ministero per le telecomunicazioni e l'emittente radiotelevisiva pubblica RAI che ha escluso le minoranze linguistiche dalla programmazione. Deluso da questa decisione, Domenico Morelli accusa il ministro delle telecomunicazioni Gasparri e il vertice RAI di aver ignorato e boicottato le disposizioni sui mezzi di informazione contenute nella legge quadro per la tutela delle minoranze. Unicamente i Sudtirolesi di lingua tedesca e gli Sloveni del Friuli-Venezia-Giulia dispongono di una programmazione radiofonica accettabile e completa nella propria lingua mentre la maggioranza delle minoranze linguistiche resta esclusa dalla programmazione RAI, nonostante la legislazione lo preveda.

Un'inchiesta dell'Accademia Europea di Bolzano (EURAC) ha evidenziato che la maggior parte dei piccoli gruppi linguistici si accontenterebbe già con un'offerta minima nella propria lingua. Sempre secondo questa inchiesta, la RAI dovrebbe offrire appena sette minuti settimanali in televisione e mezz'ora settimanale alla radio nella rispettiva lingua. Non si può certo dire, che si tratti di richieste esagerate. I risultati dell'inchiesta EURAC sono stati presentati nel marzo 1999 a Bolzano durante il convegno "Armonizzare babele", organizzato dal sindacato dei giornalisti RAI Usigrai, dalla Confemili, dall'Accademia Europea e dall'Istituto sudtirolese per i gruppi etnici.

Da allora nulla è cambiato. Il documento finale del convegno chiedeva all'allora governo di centro-sinistra di "prendere delle misure affinché tutte le minoranze linguistiche possano contare con una presenza adeguata sull'emittente pubblica e possano avere garantito il diritto a informare e a essere informati." La base legale è data dalla legge quadro sulla tutela delle minoranze (n° 482) e dal contratto UE di Maastricht che negli articoli 126 e 128 fissano nella pluralità linguistica e culturale la base per la comune casa europea.

Le minoranze linguistiche e la RAI - un chiaro caso di discriminazione.

ARMONIZZARE BABELE
Per una politica del servizio pubblico radiotelevisivo delle minoranze linguistiche in Italia
Convegno a Bolzano il 18-20 marzo 1999 [ top ]

Al fine di poter preparare adeguatamente il convegno di cui in oggetto, il Confemili, in collaborazione con l'Accademia Europea di Bolzano, intende elaborare un documento contenente delle informazioni riguardanti:

La presente scheda è inviata ai soci del Confemili nonchè a persone interessate all'argomento in quanto appartenenti a minoranze linguistiche. Le risposte dovranno ovviamente riferirsi alle trasmissioni in lingua minoritaria.

SCHEDA INFORMATIVA

I. LA SITUAZIONE ATTUALE

a) Minoranze e RAI
1. La RAI trasmette programmi nella lingua della minoranza?
Programmi radiofonici RAI nella lingua della minoranza Programmi televisivi RAI nella lingua della minoranza

2. Se la risposta è si, allora indica:
Programmi radio Rai Programmi televisivi Rai

Durata settimanale delle trasmissioni ore
Grafico della Durata settimanale delle trasmissioni in ore della RAI

b) Minoranze e stazioni private
1. Le stazioni private trasmettono programmi nella lingua della minoranza?
Programmi radiofonici di stazioni private nella lingua della minoranza Programmi televisivi di stazioni private nella lingua della minoranza

2. Se la risposta è si, allora indica
Quantità di programmi radiofonici di stazioni private nella lingua della minoranza Quantità di programmi televisivi di stazioni private nella lingua della minoranza

Durata settimanale delle trasmissioni ore
Grafico della Durata settimanale delle trasmissioni in ore delle emittenti private

c) Altri servizi
Si ricevono trasmissioni - sempre nella propria lingua minoritaria - da stazioni radio/TV NON ubicate nel territorio delle minoranze stesse?
Ricezione di trasmissioni da stazioni NON ubicate nel territorio delle minoranze stesse: radio Ricezione di trasmissioni da stazioni NON ubicate nel territorio delle minoranze stesse: TV Ricezione di trasmissioni da stazioni NON ubicate nel territorio delle minoranze stesse: satellite

Se la risposta è affermativa, allora indica se queste trasmissioni vengono seguite (si tratterà ovviamente di dati presumibili)
Grafico della ricezione da stazioni radio/TV NON ubicate nel territorio delle minoranze stesse

Se la risposta è no, allora indica se la tua comunità ha bisogno o meno di ripetitori per ricevere dei programmi radio/TV prodotti nella propria lingua
Bisogno o meno di ripetitori per ricevere dei programmi radio/TV prodotti nella propria lingua: in altre province Bisogno o meno di ripetitori per ricevere dei programmi radio/TV prodotti nella propria lingua: in altre regioni Bisogno o meno di ripetitori per ricevere dei programmi radio/TV prodotti nella propria lingua: all'estero

II. RADIO-TV E LA CARTA EUROPEA

La Carta Europea per le lingue Regionali o Minoritarie del Consiglio d'Europa prevede vari standard di tutela nel caso dell'esistenza di un servizio PUBBLICO RADIOTELEVISIVO. Lo standard di cui al seguente punto 1 sarebbe certamente lo standard massimo di tutela, ma nel concreto purtroppo non sempre fattibile. Pertanto dovresti indicare la soluzione più realistica per la tua comunità. Indica pertanto una sola preferenza.

Grafico degli standard definiti dalla Carta Europea
I vari standard sono così definiti:

III. LE RICHIESTE DELLE MINORANZE

Rispetto alla opzione prescelta nel punto II, indica:
1. Quanto tempo settimanale minimo dovrebbe essere dedicato alla trasmissioni nella tua lingua minoritaria?
Tempo settimanale minimo che dovrebbe essere dedicato alla trasmissioni nella lingua minoritaria

2. Chi dovrebbe curare queste trasmissioni?
Chi dovrebbe curare queste trasmissioni: servizio pubblico Chi dovrebbe curare queste trasmissioni: privati tramite apposite convenzioni

"Armonizzare Babele" - Radiotelecomunicazioni pubbliche e minoranze
Documento finale

A conclusione del convegno "Armonizzare Babele", organizzato da Confemili e Usigrai in collaborazione con l'Accademia Europea Bolzano e l'Istituto sudtirolese per i gruppi etnici, i partecipanti emendano il seguente documento finale:
IN CONSIDERAZIONE dell'importanza che riveste un'adeguata presenza mediatica delle diverse comunità culturali europee anche in base al Contratto di Maastricht, che negli articoli 126 e 128 definisce il pluralismo linguistico e culturale come la base comune della casa europea; SOTTOLINEATO il fatto che la Convenzione quadro per la tutela delle minoranze nazionali, ratificata dal parlamento italiano, prevede l'istituzione di misure adeguate a facilitare alle minoranze l'accesso ai media; PRESO ATTO del fatto che sia la legge quadro per la tutela delle minoranze linguistiche sia la legge per gli Sloveni vengono attualmente discussi in parlamento, ma manca ancora la loro approvazione, in modo che persiste l'incertezza giuridica, rivolgiamo questo

APPELLO URGENTE

al PRESIDENTE DEL CONSIGLIO e alla RAI:
- chiediamo di adottare le misure atte a garantire a tutte le minoranze linguistiche in Italia una adeguata presenza nelle radiotelecomunicazioni pubbliche in modo che possano essere garantiti il loro diritto a informare e a essere informati; - di impegnarsi nell'ambito delle proprie competenze per l'elaborazione di un progetto unico tecnico-redazionale che possa superare gli attuali frazionari e insufficienti punti di partenza, anche grazie alla elaborazione e al completamento delle esistenti convenzioni;
al PARLAMENTO:
- chiediamo di approvare quanto prima i due disegni di legge su menzionati in modo da garantire alle minoranze quel minimo di tutela, quale è prevista dall'articolo 6 della Costituzione.
I rappresentanti delle minoranze linguistiche del Gruppo Misto del Parlamento sono pregati di elaborare quanto prima insieme ai rappresentanti di altri gruppi parlamentari ulteriori disegni legge che tutelino le minoranze linguistiche, anche in base ai relativi accordi tra il governo e la RAI.

Bolzano, 20 marzo 1999

Un lupo camuffato da pecora?
Alleanza Nazionale e la sua continuità con l'eredità fascista [ top ]

Di Günther Pallaver

Il cambiamento del partito neo-fascista MSI (Movimento sociale italiano) in Alleanza Nazionale è semplicemente un cambio di veste sotto la quale continua a nascondersi il vecchio lupo di destra? Oppure bisogna concedere al partito di Gianfranco Fini di aver effettuato un vero cambiamento? Sette autori tentano di rispondere a questa domanda nel libro "La destra allo specchio". Sicuramente Alleanza Nazionale si è trasformata, e la trasformazione più evidente riguarda la sua politica economica. L'onnipresenza dello stato, un dogma sia per il MSI che per il Fascismo, è stata sostituita da una politica liberale, dettata dal capo del governo Silvio Berlusconi. Ciò nonostante Alleanza Nazionale continua ancora oggi a rimanere legata a un'idea di stato corporativo, così com'era stato concepito dal Fascismo, e come continua a sognarlo il 77% del partito.

In cambio la scala dei valori di Alleanza Nazionale non si differenzia poi di molto da quella del MSI di Giorgio Almirante, se non per il fatto che per il MSI l'identificazione con il Fascismo era pubblicamente dichiarata e parte integrante dell'identità del partito. Se nel 1994 Fini aveva definito Mussolini come il più grande statista del secolo, oggi il rapporto con il Fascismo è stato in qualche modo relegato alla sfera privata. Come scrive Roberto Chiarini, l'identità fascista di AN non è stata cancellata, ma semplicemente messa in secondo piano. Non v'è stata un'elaborazione critica del proprio passato, e l'aver preso le distanze dal Fascismo è servito solo per farlo rientrare dalla finestra. Ma il fatto forse più allarmante è che le simpatie per Mussolini crescono in modo particolare soprattutto tra i giovani di Alleanza Nazionale. Di fatto, il 64% dei funzionari di AN pensa che il Fascismo costituirebbe anche attualmente il migliore sistema politico possibile (3%) o che è stato un buon sistema politico (61%).

Nella scala delle letture preferite Giovanni Gentile, ministro dell'educazione del Duce occupa il primo posto (88,6%), subito prima dello stesso Mussolini (76,2%) e del difensore del Nazismo Julius Evola (68,7%). Il cambiamento a partito di governo alleato del partito liberal-nazionale Forza Italia ha permesso ad Alleanza Nazionale di scrollarsi di dosso il disprezzo di cui soffriva il precedente neofascista MSI. Sotto la nuova immagine di AN anche il settimanale d'informazione austriaco "Format" riconosce i vecchi valori e addirittura l'adulazione di Mussolini. A partire da giugno 2001, subito dopo la vittoria elettorale di Berlusconi e Fini, è ripreso il picchetto d'onore davanti al mausoleo di Mussolini a Predappio, suo luogo natale. All'"Associazione Guardia d'onore" appartengono anche diversi giovani di Alleanza Nazionale. Le frasi colte da "Format" davanti alla tomba di Mussolini spaziano dall'adulazione di Mussolini fino a profluvi sull'"imperialismo culturale" della sinistra.

Il libro "La destra allo specchio" conferma che la sostanza ideologica di AN è rimasta la stessa, semplicemente è cambiata la formulazione degli obiettivi da raggiungere. Invece della lotta contro il sistema democratico si parla ora della lotta contro il dominio dei partiti. Il "ducismo" è nascosto sotto la lotta per una riforma dello stato con un presidenzialismo forte. Al posto della "legge e ordine" oggi si chiede "libertà e ordine", ma la libertà, così Chiarini, è spesso rappresentata solo dalla leadership del partito, mentre il popolo postfascista si orienta più verso l'"ordine", che da sempre appartiene al codice genetico della destra italiana. Piero Ignazi, forse lo studioso del MSI e di AN maggiormente riconosciuto, è convinto che "l'attuale sostanza ideologica continua ad esser la stessa di sempre", e Rinaldo Vignati aggiunge che l'attuale substrato culturale porta a una politica del nazionalismo e dell'autoritarismo. Non a caso il partito è caratterizzato da una gerarchia marcata e autoritaria.

Günther Pallaver da: FF 37/2001; Roberto Chiarini - Marco Maraffi (a cura di): La destra allo specchio. La cultura politica di Alleanza nazionale (Marsilio Editori, Venezia 2001. 239 pag., 13 Euro).

Wolfgang Mayr. Traduzioni di Sabrina Bussani.


Vedi anche:
* www.gfbv.it: www.gfbv.it/2c-stampa/2006/060316it.html | www.gfbv.it/3dossier/rai3-99/rai-a.html | www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/20041026-it.html | www.gfbv.it/3dossier/errc-it.html | www.gfbv.it/3dossier/eu-min/conseu-it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2005/050930ait.html | www.gfbv.it/3dossier/eu-min/altrelingue.html | www.gfbv.it/3dossier/eu-min/pak-lingue.html | www.gfbv.it/3dossier/3indice.html#eu-min

* www: | www.eurac.edu/Press/Academia/19/Art_14.asp | www.ingentaconnect.com/content/uwp/mmf/2001/00000005/00000001/art00008 | www.arbitalia.it/stampa/klubi_gazetarvet_arbereshe/2005/gennaio05.htm | www.occitania.it/ousitanio/old/00_01_t1.htm | www.affariregionali.it/Ministro/Discorsi/SchedaDiscorso.aspx?start=20&numero=60 | www.provincia.udine.it/p2k/Home/Ente/Uffici/Istituzionale/Promozione%20delle%20idenit_/Lingua%20Friulana%20e%20altre%20Lingue%20Minoritarie/Approfondimenti/_p2k.asp?9190 | www.dom.it/index.php | web.uniud.it/cip/e_min_reg_legge482.htm | www.eurominority.org/version/eng/ | www.ugei.it/portale/component/option,com_frontpage/Itemid,1/ | www.eurac.edu/Press/Academia/16/Artikel3.asp | www.cestim.it/09razzismo.htm#uebit | www.centrodirittiumani.unipd.it/a_bollettino/2324/10.asp?menu=bollettino | www.december18.net/web/docpapers/doc2654.pdf | www.occitania.it/ousitanio/old/00_02_t1.htm | www.stranieri.it | www.stranieriinitalia.com | www.caritasroma.it/immigrazione | www.liberonweb.com/asp/libro.asp?ISBN=8831777122 | www.coe.int/t/e/human_rights/minorities/2._framework_convention_(monitoring)/2._monitoring_mechanism/3._state_reports_and_unmik_kosovo_report/2._second_cycle/2_SR_Italy_ang.asp

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