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Uigure: donne nella Mezzaluna cinese

Intervista con la dissidente uigura Rebiya Kadeer

di Elena Caprioni

Bolzano, agosto 2007

La dissidente uigura Rebiya Kadeer Introduzione

Rebiya Kadeer: imprenditrice e attivista politica, tesa a salvaguardare i diritti delle donne e della sua etnia di appartenenza (Uigura) nella regione più nord-occidentale della Cina. In passato, ha contribuito in modo efficace al miglioramento della condizione della donna, tanto che lo stesso Governo cinese nel 1995 l'ha nominata rappresentante del Xinjiang presso la Conferenza consultiva politica del popolo cinese, e inclusa nella delegazione alla Conferenza mondiale sulle donne delle Nazioni Unite. Nel 1996, ha fondato il Movimento delle mille madri finalizzato ad aiutare lo sviluppo economico-sociale delle donne uigure.

Questo rapporto idilliaco è durato fino al 1999, quando è stata arrestata dalla pubblica sicurezza cinese per aver svelato "segreti di Stato", e condannata a 7 anni di carcere, poi ridotti a 6 per buona condotta. Il suo rilascio è avvenuto alla vigilia della visita ufficiale a Pechino di Condoleezza Rice, proprio quando l'America rendeva noto di non voler presentare una mozione critica alla Cina presso la Commissione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite di Ginevra.

La donna, attualmente, si trova a Washington DC e lavora in un'organizzazione fondata dal marito per le libertà civili e l'indipendenza degli Uiguri. E' stata candidata al premio Nobel per la pace (ottobre 2006-Oslo), nonostante il Ministro degli Affari Esteri cinese, Qin Gang, l'abbia accusata di avere legami con i "terroristi" del Xinjiang. A tal proposito, il vice-ministro degli Esteri cinese, Zhang Yesui, ha affermato che i rapporti tra i due Paesi si sarebbero deteriorati a causa di un'eventuale assegnazione del Nobel all'attivista uigura. Il 13 ottobre 2006, Muhammad Yunus (inventore del microcredito che finanza i diseredati del sud-est asiatico) riceve il Nobel per la pace a Oslo. Ingaggiata in numerose interviste e dibattiti, è diventata simbolo di libertà e speranza per il popolo uiguro.

Intervista

1. Dove e quando è nata e cresciuta?
Sono nata nella regione Altai nel 1946. In quel periodo, la popolazione urbana era prevalentemente uigura, mentre quella rurale era quasi esclusivamente kazaka. Non erano, invece, presenti cinesi di etnia Han, tesi a sinizzare la nostra Regione. Ho avuto, così, l'opportunità di crescere secondo le tradizioni del mio popolo.

2. Come crede i suoi genitori abbiano influenzato il suo carattere?
Ho vissuto in una famiglia serena dove il rispetto era alla base del rapporto tra i miei genitori. Mio padre era un piccolo imprenditore e si occupava, inoltre, della nostra educazione: era solito raccontarci la storia del popolo uiguro e le regole da seguire al fine di essere veri rappresentanti della nostra etnia. Mia madre era un' eccellente casalinga, il cui dovere era servire mio padre e noi figli: si prendeva cura dei bimbi, cucinava pasti gradevoli, invitava amici e organizzava feste. Le piaceva vestire bene e truccarsi. Dopo l'invasione Han, la politica cinese forzò uomini e donne a vestire allo stesso modo, ma lei non cambiò mai il suo stile. In sostanza, potrei dire che loro hanno influenzato il mio carattere insegnandomi soprattutto usi e costumi del popolo uiguro.

3. Quali erano i diritti delle donne prima e dopo l'"invasione cinese"?
Prima dell'occupazione cinese, nel Turkestan Orientale il popolo uiguro godeva di diritti sociali, era ospitale verso gli stranieri, rispettava tutti i componenti della società, soprattutto donne e bambini. Le donne, ad esempio, avevano la possibilità di studiare, di uscire liberamente con le loro amiche, di scegliere il loro abbigliamento, di truccarsi e di avere capelli lunghi. Il loro unico obiettivo era quello di essere "l'angelo del focolare" prendendosi cura della casa e dei familiari. Non ho mai visto una donna commettere un crimine, mai una donna in prigione, mai donne fumare o bere alcool. Indubbiamente, gli uomini le rispettavano, ricambiando la loro dedizione con gioielli e vestiti. Il cambiamento è avvenuto dopo l'occupazione del Turkestan Orientale. Inizialmente, i soldati cinesi erano davvero rispettosi della nostra cultura; gradualmente, hanno cambiato la loro politica al punto da non prendere più in considerazione le nostre abitudini. Ci hanno imposto una nuova politica cambiando i nostri costumi, praticamente, iniziando a distruggere la nostra cultura, la nostra musica, la nostra arte! Il Governo cinese ha esordito con questa frase: "Le donne sono uguali agli uomini, vogliamo trattarle allo stesso modo e vogliamo liberarle". Quindi, essi hanno costretto le donne uigure a lavorare intensamente come uomini, a separarsi dai figli, a tagliarsi i capelli e a indossare pantaloni verdi invece di gonne. Questa è l'uguaglianza cinese che noi abbiamo ottenuto! Conseguenzialmente, nella società uigura l'educazione ha subito un cambiamento perché le donne non hanno più educato i figli secondo i nostri principi, ma secondo quelli cinesi. E se oggi, noi abbiamo un grande problema morale, è perché gli Uiguri hanno perso i loro valori, non sanno più discernere tra bene e male, si preoccupano solamente di loro stessi e non si prendono più cura del prossimo. Nel Turkestan Orientale, infatti, ora tu puoi vedere uomini che picchiano e-o insultano donne. Se mi è possibile fare un paragone tra la situazione delle donne prima e dopo l'occupazione, deduco che le donne uigure a causa della politica cinese non hanno mai acquistato l'uguaglianza.

4. Ha appena affermato che le donne si prendono cura della casa e dei familiari. Può spiegarmi il concetto di uguaglianza tra uomo e donna nella vostra società?
Quello che io ho detto non significa disuguaglianza tra uomo e donna: nella cultura uigura, sebbene l'uomo e la donna abbiano diversi ruoli, entrambi sono uguali. Le donne uigure non sono aggressive, non hanno bisogno di uscire ogni giorno, di essere imprenditrici o di essere coinvolte in politica. Ad ogni modo, se sono interessate a svolgere delle attività esterne alle mura familiari, nessuno le ostacola. Vorrei menzionare, a proposito, due importanti esempi: abbiamo avuto una regina veramente energica e una eroina che ha combattuto contro i Mancesi. Secondo me, uguaglianza non significa che le donne debbano lavorare come uomini, bensì esse dovrebbero sapere come educare i figli e come contribuire a realizzare una buona società: questa è vera uguaglianza! Purtroppo, per i cinesi il concetto di uguaglianza non è lo stesso!

5. Studiosi cinesi ritengono che l'ineguaglianza dei sessi nella società uigura sia da attribuire all'Islam. Può darci qualche informazione a riguardo?
Non è assolutamente vero che l'ineguaglianza dei sessi sia da attribuire all'Islam perché il nostro credo è differente dall'Islam che considera le donne come persone di seconda classe. Noi abbiamo accettato solo l'essenza dell'Islam perché prima credevamo in altre religioni. Nel Turkestan Orientale, le donne uigure godono di maggiore libertà rispetto agli altri Paesi islamici, e non sono obbligate ad indossare il velo. E' solo propaganda cinese affermare che le donne uigure sono oppresse perché siamo una regione islamica. In realtà, prima dell'occupazione cinese, le donne erano più libere di adesso. In pratica, per me l'ineguaglianza non è dovuta alla società o all'islam, ma è conseguenza della politica cinese! A noi non piace l'uguaglianza cinese perché non dà uguaglianza, distrugge solo la nostra moralità, rende gli Uiguri ignoranti, immorali e ineducati. Ecco perché oggi essi sono caduti nel vortice della droga e dell'alcool.

6. Facendo riferimento ai Paesi islamici, si è soliti dire che il processo di modernizzazione non sia compatibile con la tradizione islamica. Nota diversità tra le donne del Xinjiang e dell'Asia Centrale?
In Asia Centrale, l'inferiorità delle donne è eclatante solo in Uzbekistan a causa del regime di Karimov, non a causa del regime islamico. Sono anche sicura che la presenza di elementi radicali nel Paese sia dovuta alla vicinanza con l'Afghanistan. Comunque, in generale, le persone decidono di abbracciare il radicalismo islamico perché non hanno speranze. In Uzbekistan, quindi, gli islamici sono oppressivi nei confronti delle donne perché sono "stanchi" del regime di Karimov, non perché le considerano inferiori. Per gli Uiguri, invece, la situazione è totalmente differente in quanto hanno sempre combattuto contro il radicalismo islamico. Anche se non fosse stato così, la nostra cultura dimostra che noi non accettiamo l'ineguaglianza fra i sessi: nel Turkestan Orientale, infatti, tu puoi vedere maschietti e femminucce giocare e danzare insieme, mentre nei Paesi Islamici è impossibile che ciò accada.

7. Non crede che lo status attuale delle donne uigure sia uno dei risultati del processo di globalizzazione?
Assolutamente no. Non è il risultato della globalizzazione, perché se così fosse stato, noi avremmo potuto mantenere alcuni aspetti della nostra cultura. Ribadisco che è solo il risultato della politica cinese che forza gli Uiguri a diventare quello che sono oggi! Non possiamo scrivere nulla relativo alla nostra cultura senza essere arrestati; non possiamo pubblicare articoli su internet senza che i nostri siti vengano bloccati. Attualmente, gli Uiguri possono solo ascoltare la propaganda cinese al punto che la maggior parte di loro è ormai convinta della superiorità della cultura cinese, nonostante siano trattati come schiavi! Non sono più in grado di rendersi conto della situazione che stanno vivendo, non capiscono più il significato dei diritti umani!

8. Dopo l'occupazione cinese, ha notato il delinearsi di profonde differenze di stile di vita tra le donne di città e quelle di campagna?
Mi sono resa conto che nel Turkestan Orientale è possibile dividere il mondo femminile in base al contesto in cui vivono: donne che vivono nelle grandi città e donne che vivono nelle aree rurali. Nelle città, il governo cinese ha "lavato i loro cervelli". Alcune di esse hanno creduto nella propaganda cinese accettando il loro concetto di uguaglianza: lavorano come uomini, sono diventate prive di moralità, utilizzano il loro denaro per feste e scopi non degni, e non per educare i loro figli! Quando ero nel Turkestan Orientale sono rimasta scioccata dalla loro indifferenza nel veder scomparire la cultura uigura. In campagna, nonostante esse non siano corrotte, non studiano perché i genitori non sono nelle condizioni di mandarle a scuola. Il governo approfitta di questa situazione, invece di aiutare i contadini poveri nell'educazione delle figlie, li forza a mandarle nella "Mainland China" a lavorare. Molti genitori non accettano questa politica perché non è parte della cultura uigura separarsi dai propri figli ma, il Governo cinese li obbliga ricattandoli: se non accettano queste condizioni, non vengono riforniti di fertilizzanti e acqua. Cosa possono fare? E la maggior parte di queste ragazze, una volta giunte nella "Mainland China" sono forzate a diventare prostitute perché non hanno denaro sufficiente per mantenersi. Se il governo cinese asserisce che le donne uigure sono uguali agli uomini, perché non provvede alla loro educazione? Perché non le aiuta a trovare un buon lavoro nella loro terra natale invece di indurle alla prostituzione?

9. In riferimento al suo discorso, ci può spiegare il rapporto tra le donne uigure e il lavoro?
Ora, nel Turkestan Orientale, puoi vedere donne spostarsi di città in città per costruire strade e grattacieli per il Governo cinese. Questo movimento è chiamato "Hashar" (forza lavoro): devono alzarsi presto la mattina, lavorare 10-12 ore al giorno, portare da casa cibo e bevande, e quindi tornare a casa per prendersi cura della famiglia. Tutto questo per un misero salario! Questa è l'uguaglianza e la libertà che le donne uigure hanno ottenuto dal Governo cinese. Quando ero nel Turkestan Orientale, ho chiesto ad una donna: "Perché stai facendo questo tipo di lavoro? Questa non è uguaglianza, ti stai dimenticando della tua famiglia?". Mi ha risposto che quella era vera uguaglianza perché aveva la possibilità di lavorare e trasportare pezzi di ferro come fa un uomo. Un altro esempio che mi torna alla mente è quando mi sono recata in una fabbrica per dare alle donne cibo e vestiti, ma invece di ringraziarmi, ripetevano in continuazione "Lunga vita a Mao Zedong!", e ancora dicevano: "Grazie Partito Comunista cinese". Questa esperienza mi ha fatto capire che la politica cinese ha distrutto la nostra cultura e la nostra storia. La loro propaganda è solo capace di dire che noi siamo ignoranti, superstiziosi e, quindi, bisognosi di aiuto. Queste sono solo bugie!

10. Lei che conosce bene la società cinese, è consapevole che tradizionalmente la donna è stata sempre inferiore all'uomo. Attualmente, vede profonde differenze tra donne cinesi e uigure?
E' impossibile paragonare le donne cinesi alle uigure. Le prime godono di molti privilegi: potere, denaro, lavoro, educazione e, soprattutto, possibilità di esprimersi nella loro lingua madre. Le Uigure, invece, non possono recarsi all'estero per studi data le difficoltà nell'ottenere il visto, non riescono a svolgere buoni lavori, devono chiedere l'approvazione al governo per qualsiasi attività vogliano intraprendere, e, soprattutto, vivono nel terrore che i figli vengano arrestati dal governo. Il massimo a cui possono aspirare, se hanno un aspetto gradevole, è il lavoro nei ristoranti. Le uniche ad ottenere diritti dal Governo sono state le Cinesi, non le Uigure! Se ti rechi nel Turkestan Orientale non avrai, però, la possibilità di ascoltare questa verità, ti sarà detto sicuramente che grazie alla politica cinese le loro condizioni di vita sono migliorate.

11. Nel 1996 ha fondato il Movimento delle mille madri. Dove e come ha trovato il coraggio per farlo? Qual è il suo obiettivo? Qual è il suo sogno per il popolo uiguro?
Sono stata forzata a diventare quella che sono oggi perché mi sono resa conto dell' inferiorità della donna che man mano cresceva dopo l'occupazione cinese. Sento la nostalgia dei giorni in cui mia madre si prendeva cura di noi e le famiglie vivevano serene secondo le nostre abitudini. Dopo l'occupazione, ho visto con i miei occhi come la politica del governo centrale stesse distruggendo la nostra società. Quando ero rappresentante del Xinjiang presso la Conferenza consultiva politica del popolo cinese, era mio dovere informarmi dello status delle donne uigure. Da allora, mi sono resa conto dell'infelice destino di migliaia di donne. L'obiettivo del Movimento è aiutare le donne che vivono in campagna a diventare piccole imprenditrici e istruirle per far prendere loro coscienza che il concetto di uguaglianza cinese non è vera uguaglianza! Contemporaneamente, desideriamo aiutare le donne che vivono in città a cambiare la loro vita immorale e a condividere i loro beni con le donne povere. Ho capito che esse hanno bisogno di qualcuno che prenda iniziative, che diventi il loro leader, che le conduca verso la giusta via. Quando abbiamo organizzato il primo meeting, sono rimasta davvero sorpresa dalla moltitudine di donne e uomini presenti (circa 3000). Dall'incontro, è emersa la necessità di migliorare la situazione della nostra Regione, di aiutare le donne e i nostri figli e, soprattutto, di capire il reale concetto di uguaglianza tra uomo e donna. Uguaglianza non è frequentare feste, bere e fumare a dismisura! Abbiamo deciso di raccogliere fondi per costruire scuole e ospedali, organizzare diversi gruppi tesi ad insegnare alle donne come diventare imprenditrici e, nello stesso, educare i figli sulla base della nostra tradizione. Tutti si sono fidati di me e hanno espresso il desiderio di seguire il mio esempio. Il mio sogno è insegnare alle donne e agli uomini del mio popolo il rispetto reciproco. Per realizzarlo ho bisogno di aiuto, ho bisogno dei governi americani e europei, ho bisogno di chiunque sia interessato al rispetto dei diritti umani.

12. La domanda è d'obbligo: qual'è stata la reazione del Governo cinese?
Anche se noi ci interessiamo solo di diritti sociali e non politici, la reazione è stata di forte contrarietà. Il Governo si sente minacciato dal nostro Movimento perché teme la ribellione delle donne uigure all'attuale condizione; preferisce che esse rimangano ignoranti e immorali per poterle gestire più facilmente. Il suo obiettivo è annullare il popolo uiguro inducendo le donne alla prostituzione, all'aborto e alla sterilizzazione forzata.

13. In seguito alla fondazione del Movimento delle mille madri, ha notato un miglioramento per i diritti delle donne nel Xinjiang?
In realtà, la situazione non sta migliorando, anzi continua a deteriorarsi. Mi rende serena, ad ogni modo, che molte donne grazie al Movimento delle mille madri sono diventate consapevoli delle loro condizioni e volenterose di affrontare un cambiamento.

14. Se le donne uigure potessero ascoltare questa intervista e volessero imparare qualcosa dalla sua vita, cosa consiglierebbe?
Mi piacerebbe concludere dicendo che le donne uigure non devono assolutamente perdere la speranza. Io ho speranza, ecco perché sono qui: se la perdessi, non potrei fare niente per gli Uiguri. Il Governo cinese ha paura di me perché io do speranza al mio popolo, io do speranza alle donne.


Vedi anche:
* www.gfbv.it: www.gfbv.it/3dossier/asia/uiguri.html |www.gfbv.it/3dossier/asia/uiguri1.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2005/050317it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/04-1/040923it.html | www.gfbv.it/3dossier/asia/tibet1-it.html | www.gfbv.it/3dossier/asia/tibet-it.html

* www: http://it.wikipedia.org/wiki/Xinjiang | www.hrichina.org | www.freetibet.org

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