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La Spagna vuole porre termine all'embargo di armi alla Cina

L'embargo europeo sulle armi alla Cina deve essere mantenuto!

Bolzano, Göttingen, 29 gennaio 2010

Polizia in Piazza Tiananmen a Pechino. Polizia in Piazza Tiananmen a Pechino.

L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) si appella ai Ministri degli esteri europei affinché non pongano termine all'embargo alla vendita di armi alla Cina. La fine dell'embargo non è assolutamente giustificato da un reale miglioramento della situazione dei diritti umani in Cina. Dopo i recenti e inauditi verdetti giudiziari contro dissidenti uiguri e tibetani, l'annullamento dell'embargo costituirebbe un segnale sbagliato che rinfrancherebbe le autorità cinesi nell'uso arbitrario delle leggi e nella sistematica violazione delle convenzioni internazionali sui diritti umani.

Porre termine all'embargo alla vendita di armi a un paese che così massicciamente viola i diritti umani è semplicemente immorale per qualunque paese aspiri a diventare membro permanente del Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite, come p.es. l'Italia e la Germania. Nasce inoltre il sospetto che l'annullamento dell'embargo serva a garantirsi il voto favorevole della Cina presso il Consiglio di Sicurezza, sulla pelle delle migliaia di persone perseguitate in Cina.

L'embargo era stato imposto nel 1989 in seguito al massacro di piazza Tienanmen in cui persero la vita centinaia di sostenitori del movimento democratico. Porre fine all'embargo significherebbe onorare il persistente rifiuto della Cina a perseguire i responsabili del bagno di sangue di Tienanmen e di riabilitare le vittime. A tutt'oggi i parenti delle vittime innocenti subiscono minacce e aggressioni da parte delle autorità poiché chiedono solamente di poter ricordare pubblicamente i loro cari.